Salvo D'Acquisto (17 ottobre 1920- 23 settembre 1943)

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 Nasce a Napoli il 17 ottobre del 1920, in famiglia di solida educazione cristiana e con molti parenti già appartenenti all'Arma dei Carabinieri, alla quale aderirà giovanissimo.

La prima formazione la ricevette a Roma come allievo carabiniere tra 1939 e 1940, per poi partire alla volta della Libia, dove rimase ferito e contrasse la febbre malarica. Tornato in patria prima dello scoppio della guerra, frequentò la Scuola per Allievi Sottufficiali di Firenze e fu promosso a pieni voti nel 1942.

Il primo e ultimo incarico fu come vicebrigadiere a Torrimpietra, una zona lungo l'Aurelia che all'epoca era fuori dall'area urbana, a pochi chilometri da Roma. 

Il 22 settembre del 1943, una brigata di SS si era accampata presso una vecchia caserma vicino alla Torre di Palidoro, vicino Torrimpietra. Mentre cercavano tra delle casse abbandonate, causarono lo scoppio di una bomba a mano che uccise uno dei tedeschi e ne ferì altri due.


Da pochi giorni era stato diramato un ben preciso ordine da parte del feldmaresciallo Kesselring: in caso di attentati, i tedeschi dovevano per rappresaglia fucilare inermi civili. Questa ordinanza puntava a scoraggiare la resistenza e a farla odiare dal popolo.




I tedeschi si presentarono quindi il giorno dopo in caserma a Torrimpietra, dove il maresciallo era assente per motivi fortuiti e il comandante provvisorio era appunto il vicebrigadiere D'Acquisto.
Convinti erroneamente che si fosse trattato di un attentato, applicarono per la prima volta l'ordine di Kesselring e rastrellarono 22 persone in modo assolutamente arbitrario: dopo aver preteso di conoscere i colpevoli, e dopo che il carabiniere ebbe provato inutilmente a convincerli che era stato probabilmente un incidente, iniziarono a far loro scavare una fossa comune in vista della fucilazione.

Il giovane vicebrigadiere, visto che non riusciva ad ottenere niente, con un gesto impensato da parte dei comandanti tedeschi si accusò personalmente dell'inesistente attentato chiedendo che le altre persone fossero rilasciate. 
Chissà se i tedeschi furono impressionati da questo giovane coraggioso, chissà se si sentirono costretti, vista la confessione anche se menzognera, a rilasciare la popolazione. 
I 22 civili furono liberati. Salvo D'Acquisto fu fucilato il 23 settembre 1943. 
Non aveva ancora compiuto 23 anni. Progettava di farsi una famiglia e ancora sono conservate le lettere che inviava alla famiglia e alla fidanzata.

L'ordinanza Kesselring sarà la stessa applicata in occasione dei successivi rastrellamenti nella città di Roma e dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Uno dei sopravvissuti raccontò anni dopo che le ultime parole del carabiniere furono "Viva l'Italia". E che i tedeschi rimasero molto impressionati dal coraggio del ragazzo, dicendo che era morto con onore e da eroe pur essendo un nemico.

Fu onorato da medaglia d'oro al valor militare per decreto del 15 febbraio 1945:

"Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pur essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile d'un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così, da solo, impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma".
(dal sito dell'Arma dei Carabinieri)


E' in corso dal lontano 1983 la causa di beatificazione, purtroppo ancora ferma (servirà forse un nuovo miracolo, oltre a quello di aver dato la vita a imitazione di Cristo?). Per il momento ci si accontenta di onorarlo del titolo di Servo di Dio.

70 ani dopo, vediamo vie, scuole, caserme intestate a questa figura, e specie i più giovani chissà se sapranno per quale motivo questo ragazzo viene onorato nelle nostre città; dovremmo spiegar loro il motivo.

Ancora di più la sua figura di carabiniere ligio ai doveri di difensore del popolo e della patria sarebbe da ricordare, in un momento in cui troppo spesso le forze dell'ordine si trovano al centro di processi per maltrattamenti a detenuti, e ancor di più quando forze di dubbia fedeltà democratica si permettono di ridere in faccia alla Resistenza. 
Era un carabiniere, non un comunista, e ha dato la vita per il popolo che difendeva.

By NorbertoColella - Own work, Public Domain, 
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Link correlati:

- La Torre di Palidoro e la lapide commemorativa non sono aperte al pubblico ma sono visitabili con le visite giudate prenotabili tramite il CEA - centro di educazione ambientale della riserva litorale romano.



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