Giovanni Paolo II e il crollo del comunismo

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Public Papers of the Presidents of the United States - Photographic Portfolio--1993 Vol. II http://www.access.gpo.gov/nara/pubpaps/1993portv2.html, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2089099

Nel precedente articolo abbiamo visto il lungo processo di dissoluzione del comunismo e della Cortina di Ferro, dal punto di vista quasi esclusivo delle due Germanie.
Un solo accenno nel post ad alcuni dei grandi protagonisti non tedeschi: Gorbacev e papa Giovanni Paolo II.
Completiamo meglio il quadro vedendo un po' più nel dettaglio gli avvenimenti in Polonia, la figura di Lech Walesa, Solidarnosc e il ruolo di papa Wojtyla nel crollo dei regimi comunisti.





Giovanni Paolo II combatteva un nemico che ben conosceva. Ordinato sacerdote nel 1946 e rientrato in patria nel 1948, dopo aver proseguito gli studi teologici a Roma, iniziò la sua missione pastorale vicino a Cracovia e il suo interesse pastorale sembava essere del tutto estraneo alla lotta contro il regime: era un membro del clero che si occupava molto di giovani e apparentemente poco o nulla di politica. Per questo fu proposto come vescovo di Cracovia dagli stessi alti funzionari polacchi (che avevano voce in capitolo sulle nomine dei vescovi) e non dal suo primate cardinal Stefan Wyszynski.
Mai sottovalutazione fu più grave.
Wojtyla infatti non era meno fermamente anticomunista del suo superiore Wyszynski, ma lo era in modo diverso, con la scaltrezza della diplomazia. E passò pochissimo tempo prima che i dirigenti del partito comunista polacco si rendessero conto dell'errore. Una delle prime contrapposizioni riguardò l'edificazione di una chiesa in un quartiere operaio, non prevista dal piano regolatore: il futuro Giovanni Paolo II arrivò a dir messa in pieno inverno all'aperto, e alla fine l'ebbe vinta. Altre contrapposizioni riguardarono per esempio la libertà di stampa, con la pubblicazione sul periodico della diocesi di opere proibite, anche italiane (come la Fallaci). Era regolarmente controllato e seguito dal regime in ogni sua attività.
Una tale opposizione era tanto più grave se teniamo conto dell'anomalia del comunismo polacco: e cioè il fatto che la popolazione fosse al 95% cattolica. Il cattolicesimo perciò poteva diventare un collante molto pericoloso, se saputo gestire da una personalità dalla visione complessa e a lungo termine.

Nominato arcivescovo nel 1965 e cardinale nel 1967, partecipò al primo conclave del 1978 che si concluse con l'elezione di Giovanni Paolo I, e dopo pochi giorni, alla morte improvvisa del suo predecessore, risultò eletto il 16 ottobre del 1978, primo papa non italiano dopo 455 anni.
L'elezione lasciò molto inquieti i dirigenti polacchi, e solo in seguito quelli russi, che conoscevano un po' meno la sua figura e che quindi si preoccuparono un po' più in ritardo.
Il primo discorso alla Messa inaugurale del pontificato già riportava indicazioni pastorali e politiche: aprire i confini, i sistemi economici e politici. Il riferimento è chiarissimo e in seguito lo stesso papa confermò al suo entourage che era un riferimento voluto:

Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.

Nel giugno 1979 il papa compì il primo viaggio nel paese natale. Fu un autentico bagno di folla, nonostante il regime non gradisse la visita. Dall'URSS era arrivata una chiara richiesta di impedirla, ma i dirigenti polacchi ebbero paura e la permisero, anche se censurarono pesantemente ogni tipo di cronaca, specialmente quella televisiva. Stime indipendenti parlano di una visita apostolica seguita da ben 13 milioni di persone, un polacco su tre. Più di un milione parteciparono alla Messa a Varsavia, mai mostrati dalle immagini di stato. Il viaggio fu fondamentale soprattutto per il risveglio che iniziò a creare nelle coscienze: c'era qualcuno, all'interno di uno stato totalitario, che indicava un'altra via e lo faceva dando speranza. Come in molti hanno ammesso, tra cui appunto Gorbacev e Walesa, senza questo passo probabilmente la storia sarebbe diversa. 

Di MEDEF - Flickr, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10010548


Già in precedenza in Polonia si erano avute rivolte e scioperi, ma erano sempre stati repressi con successo ed erano nati in circoli di dissidenti, senza nessun collegamento con il popolo. Invece nel 1980 nasce un movimento che inizia a coinvolgere la massa, un sindacato dei lavoratori, di cui ben presto, dopo i grandi scioperi dei cantieri navali di Danzica di quell'anno, divenne leader Lech Walesa, operaio elettricista già noto perché non nuovo ad iniziative antiregime, e per questo più volte perseguitato e punito. Il sindacato nacque appunto con il cosiddetto Patto di Danzica e alle richieste di tipo economico si cominciarono ad unire richieste di tipo politico. Fu il primo sindacato libero dell'intero blocco comunista. La situazione venne vista come pericolosa e l'URSS decise il colpo di mano. 

Il 13 dicembre 1981 il generale Jaruzelski proclamò lo stato d'assedio, un vero e proprio colpo di stato da parte dell'esercito. Il generale fece capire che era il male minore, prospettando forse lo spauracchio di una invasione sovietica, che però sarebbe stata molto difficile. L'unica cosa che forse Jaruzelski evitò fu la repressione sanguinosaI leader di Solidarnosc vennero arrestati e la Polonia entra in un periodo di crisi politica e militare. Il papa intervenne con altri due viaggi apostolici nel 1983 e nel 1986, non opponendosi mai direttamente al regime ma non risparmiando critiche negli incontri con i vertici. Nel 1984 venne ucciso il cappellano di Solidarnosc, padre Jerzy Popiełuszko (beato per la chiesa cattolica). L'omicidio fece scalpore e ci furono disordini, i colpevoli (un colonnello e tre capitani militari) furono condannati e dopo pochi anni amnistiati.

Sempre nel 1981, qualche mese prima del colpo di stato in Polonia, ci fu l'attentato a Papa Wojtyla. A tutt'oggi non ci sono fonti sicure dal punto di vista storico che attestino i mandanti, ma sicuramente è maturato negli ambienti dell'Est europeo e probabilmente su mandato sovietico, anche se fu effettuato per mezzo di una società dell'estrema destra bulgara.



Di RIAN_archive_850809_General_Secretary_of_the_CPSU_CC_M._Gorbachev.jpg: Vladimir Vyatkin / Владимир Вяткинderivative work: Jbarta - Questo file deriva da  RIAN archive 850809 General Secretary of the CPSU CC M. Gorbachev.jpg:, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18955999


Il papa comunque continuò a incoraggiare il popolo polacco e tentò di favorire una sorta di dialogo con il regime. E a questo punto l'aiuto arrivò da Mosca, perché nel 1985 salì al potere Michail Gorbacev, che suscitò critiche e antipatie nei capi di alcune grandi nazioni filorusse come DDR e Romania, ma viva simpatia in Ungheria e Polonia. Gorbacev trovò appoggio nella sua politica di apertura proprio nel papa, e alla fine fu l'Ungheria per prima nel 1989 a sfidare l'URSS istituendo un sistema pluripartitico. L'URSS per la prima volta lasciò fare. Seguì la Polonia.

Nel 1989 la dittatura non aveva più nessun consenso popolare, la crisi economica terribile era al limte della bancarotta: divenne necessario trattare e Solidarnosc venne riabilitata; nella tavola rotonda con i suoi rappresentanti vengono decise delle elezioni semilibere. Una delle clausole prevedeva comunque il 65% dei seggi per il partito comunista. Ma il responso popolare nel giugno 1989 fu travolgente e inaspettato: assegnò 99 dei seggi liberi su 100 a Solidarnosc. Jaruzelski fu eletto presidente della Repubblica ma Walesa e i suoi, alleandosi con due partiti satelliti di quello comunista, riuscirono a ottenere un capo del governo cattolico, nella persona di Tadeusz Mazowiecki, filosofo amico personale di Karol Wojtyla.
Di pochi mesi dopo, la caduta del muro di Berlino.

A livello storico la figura del papa polacco è stata determinante per la fine del comunismo. Si parla anche di finanziamenti da parte del Vaticano verso Solidarnosc, emersi da recenti fonti non ancora del tutto vagliate dal punto di vista storico. Questi finanziamenti è ormai assodato che arrivarono, ma non è sicuro ancora dal punto di vista oggettivo se provenissero direttamente dal Vaticano o non piuttosto, con il tacito appoggio magari del Vaticano stesso, da oltreoceano. L'elezione di Wojtyla era stata infatti molto apprezzata negli Usa, per ovvi motivi di contrapposizione politica. Walesa ha dichiarato ai pm italiani che indagano sul Banco Ambrosiano e sulla morte di Roberto Calvi (uno dei soggetti bancari implicati) che i soldi arrivavano ma non sapeva da chi, e che la Chiesa era tra i principali aiutanti, ma senza coinvolgere direttamente Roma o nomi eccellenti. Questo aspetto deve essere ancora approfondito, essendo sempre oggetto di procedimenti giudiziari, e la storia è un po' troppo contemporanea per poterla analizzare con il sufficiente distacco che consenta di distinguere la validità delle fonti.

Il quadro del crollo del blocco comunista è tutt'altro che completo, bisognerebbe andare a vedere stato per stato, anno per anno: la repressione in Ungheria, la Primavera di Praga, la rivolta rumena contro la dittatura... E il grande capitolo delle riforme di Gorbacev e della dissoluzione dell'URSS.
Magari ne scriverò ancora, magari no... Intanto però abbiamo analizzato una parte delle vicende che hanno portato all'odierna Europa.
Piacerebbe a Karol Wojtyla l'odierna europa capitalista e a trazione esclusivamente economica? Forse no.


Link correlati:

- Gran parte dell'articolo è basato sulle analisi del professor Agostino Giovagnoli, analisi che potete ascoltare in questo video de "Il tempo e la storia".

- Un articolo interessante e che dà un quadro riassuntivo ma generale del crollo del comunismo è su Tempi.it.

- Un articolo di Repubblica che riporta le dichiarazioni di Lech Walesa riguardo ai finanziamenti a Solidarnosc.

- E alla fine un libro un po' costoso ma che ottimo per capire l'argomento: Giovanni Paolo II e la fine del comunismo. La transizione in Polonia (1978-1989) - di Massimiliano Signifredi.




















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