La riunificazione della Germania (3 ottobre 1990)

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Nel 1989 avevo 14 anni, ho diversi ricordi ancora vivi delle trasmissioni televisive dell'epoca, e dei commenti dei miei genitori e parenti. Eravamo spettatori di un cambiamento epocale: finiva la guerra fredda, cadeva il comunismo e con esso il muro di Berlino, e solo un anno dopo la Germania era di nuovo unita a livello politico, anche se ci sarebbero voluti ancora anni perché i territori dell'Est e dell'Ovest si riarmonizzassero (e per certi versi è un percorso ancora in essere).





Riassumere tutti i singoli avvenimenti è impossibile in un articoletto su un blog di nicchia. Ma quantomeno possiamo provare a trascrivere una breve storia di come si arrivò a quel cambiamento, che sembrò spazzare via il vecchio mondo in due mesi, ma che in realtà era stato preparato da tempo, forse già venti anni prima.

Innanzitutto storicamente si parla di riunificazione della Germania per distinguerla dalla prima unificazione del 1871, anno in cui i vari staterelli più piccoli con a capo la Prussia avevano dato origine al primo stato nazionale tedesco.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Germania era un paese per il novanta per cento distrutto, con la popolazione alla fame. Le truppe alleate avevano invaso il paese e anche tra il 1945 e il 1946 si continuava a morire, per fame, per malattie. Milioni di tedeschi erano profughi o sfollati. Parliamo di soli settanta anni fa, in abito storico sono passati pochissimi anni. Nell'immediato, il paese fu diviso in quattro aree, una statunitense, una inglese, una francese e una sovietica. Stessa sorte ebbe Berlino, anch'essa divisa in quattro settori.

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Questa situazione perdurò fino al 1949,  e in quegli anni ebbe inizio la contrapposizione tra USA e URSS nota come Guerra Fredda. Stalin iniziò a ricostruire la sua parte di Germania secondo i propri interessi, pretendendo alti risarcimenti, mentre da parte statunitense si cercò di coordinare la ricostruzione con francesi e inglesi, ben comprendendo che era indispensabile restare uniti contro la minaccia sovietica. Insomma, la Germania diviene da una parte terra di conquista per l'URSS, dall'altra avamposto necessario sulla scacchiera del potere in Europa per gli Usa.
Nel 1948, avendo la vecchia moneta perso qualsiasi potere di acquisto, i tre settori occidentali introdussero un nuovo marco, senza trovare un accordo con il settore sovietico, che per ritorsione bloccò gli accessi a Berlino. Per aggirare il blocco, gli americani furono costretti a effettuare ponti aerei per quasi un anno. Alla fine il blocco viene tolto, ma nel 1949 viene sancita anche a livello politico la separazione tra un ormai unico settore occidentale e quello orientale con la creazione di due stati separati: la BDR (in italiano Repubblica Federale Tedesca, di cui Bonn rimase capitale provvisoria) e la DDR (in italiano Repubblica Democratica Tedesca).

La BDR beneficiò fin da subito degli aiuti del piano Marshall, che fu fondamentale per la ricostruzione in Europa e senza dubbio consolidò sia economicamente che psicologicamente l'influenza americana su tutto il blocco occidentale, con la diffusione del libero mercato. La BDR in pochi anni visse un vero e proprio miracolo economico che portò  in 20 anni ad azzerare o quasi la disoccupazione e a quintuplicare il prodotto interno lordo, un progresso impressionante, dovuto anche alle grandi risorse che la Germania storicamente possiede.
La DDR invece, dopo aver pagato i debiti di guerra con Stalin, pur avendo altrettante ottime risorse e ricevendo aiuti dall'URSS per la ricostruzione industriale, anche se non comparabili agli investimenti statunitensi, fu rigidamente ingabbiata nelle economia di stato staliniana, diventando in certi casi "più realista del re": divenne uno dei paesi dove il comunismo stalinista, in ambito economico e ideologico (pensiamo alla STASI, il temuto servizio segreto che controllava ogni aspetto della vita dei cittadini) venne applicato più rigidamente. Questo influì non solo sull'accesso al mercato ma anche sulla popolazione, che cominciò a confrontarsi con i progressi dei vicini dell'ovest, al loro acquisito benessere, e alla libertà civile e politica di cui godevano. Come sempre, è la ricerca del benessere che porta l'uomo a porsi delle domande e a battersi se necessario. Come insegnava Marx, che dal punto di vista storico-filosofico è stato un grande pensatore, è l'economia con i suoi mutamenti a creare cambiamenti anche nell'ideologia e non viceversa (cfr. il materialismo storico e il tema filosofico della struttura e della sovrastruttura, che interesserà da vicino anche il nostro Antonio Gramsci. Ma non divaghiamo oltre).

Nel 1952 Stalin fece una prima proposta di riunificazione della Germania, con un'unica clausola: che il paese si ponesse neutralmente tra le due potenze, USA e URSS. La proposta fu rifiutata.
Nel 1953, a seguito di misure economiche restrittive, si susseguirono in DDR uno sciopero generale e una manifestazione politica che richiese l'intervento dei carrarmati per dissuasione. Durante gli anni '50, quando ancora era permesso attraversare Berlino, più di due milioni di cittadini della DDR, in gran parte giovani e professionisti, emigrarono verso ovest. Questo esodo preoccupava notevolmente la DDR, ma certo non creava minori problemi in BDR, legati ovviamente all'immigrazione di un gran numero di persone. Forse fu per questo che quando arrivarono le prime avvisaglie della costruzione del muro, in BDR la reazione fu molto tiepida. Tutto sommato, non era un avvenimento politicamente sgradevole. Anzi, si rivelò paradossalmente uno dei più grandi boomerang per la DDR: il muro era tangibile, era considerato immorale da molti, e i nuovi mezzi televisivi mostravano al mondo intero le uccisioni, i cadaveri, i tentativi di fuga. A livello di propaganda fu estremamente controproducente. Anche gli Usa quindi si adeguarono e lo additarono come simbolo dei mali del comunismo. Il primo accenno pubblico al Muro come simbolo del male fu il discorso di Kennedy a Berlino del 1963.

Il muro fu edificato a partire dal 13 agosto 1961, preceduto dall'interruzione di ogni rapporto con la parte ovest della città. Era controllato notte e giorno dall'esercito, e anche lungo tutte le frontiere dei due stati diventò quasi impossibile passare, pena la vita. I soldati infatti avevano l'ordine di sparare a vista. Nacque la cosiddetta cortina di ferro: il filo spinato che segnava il confine lungo gli stati del Patto di Varsavia che si affacciavano sui paesi Nato.
I morti del muro non sono mai stati contati, nemmeno dopo l'apertura degli archivi dell'ex DDR, perché sarebbe necessario ricontrollare per decenni ogni singolo rapporto di polizia. Quelli storicamente accertati sono intorno ai 130, e si sale a più di 200 se teniamo conto anche dei suicidi o comunque di morti ai controlli di polizia. Almeno 13 sono minorenni. Il numero vero non si saprà probabilmente mai, finché non sarà fatto questo lavoro enorme e forse troppo costoso sulla totalità dei documenti.

Tra gli anni '60 e 70, dopo aver evitato la migrazione in massa verso ovest, anche la DDR ha un suo piccolo boom economico,. I due Stati non hanno nessun rapporto, non si riconoscono reciprocamente, e la DDR approva ferocemente tutte le azioni e le politiche di Mosca, plaudendo anche alla soppressione sanguinosa della cosiddetta Primavera di Praga, nel 1968.
Nel 1969 arriva il primo vero colpo di scena. In BDR, i socialdemocratici vinsero le elezioni. Il neocancelliere,Willy Brandt , aveva promesso in campagna elettorale una svolta nei rapporti con l'oltrecortina
.
La figura di Willy Brandt spesso è meno nota di quella di Michail Gorbacev ma è altrettanto rilevante. Premio Nobel per la pace nel 1971, presidente dell'Internazionale Socialista dal 1976 fino alla morte nel 1992, appena al potere realizzò una serie di trattati con  URSS, Polonia e Cecoslovacchia. Alla firma del trattato di Varsavia, si recò al ghetto ebraico selvaggiamente violentato dai nazisti pochi decenni prima, e si inginocchiò. Questo gesto fece una enorme impressione sull'opinione pubblica mondiale.
Brandt nel 1972 concluse un primo importantissimo trattato con la DDR. Era solo un trattato che regolava i rapporti tra i due stati, principalmente economico, ma come abbiamo detto sopra quasi sempre è l'economia a trascinare il resto. La BDR assunse una grande rilevanza e affidabilità a livello internazionale e venne ammessa all 'ONU; venne ammessa anche la DDR, e con la Ostpolitik (così fu chiamata la politica di Brandt di apertura alla Germania Est) iniziò in modo quasi intangibile a sgretolare le certezze su cui si basava il regime. Si inizia sempre da piccole crepe.
Innanzitutto, con il trattato e il reciproco riconoscimento la DDR fu costretta a rivedere la politica dei permessi per i viaggi e per i contatti coi familiari residenti a ovest. L'economia della DDR cominciò ad aver bisogno degli scambi con la BDR, e il marco dell'ovest iniziò a circolare con valore più alto, con grande preoccupazione dell'establishment, e grande soddisfazione dei cittadini. Lo ripeto: è l'economia, la ricerca del benessere, che spinge gli uomini alla ribellione. I cittadini della Germania Est vedono circolare una moneta proveniente da ovest con cui si possono acquistare cose che con il marco dell'est è impossibile avere.
Nonostante i conservatori della BDR attaccassero all'epoca i socialdemocratici e i loro tentativi di apertura, il tempo e la storia hanno dimostrato che sono stati i secondi ad aver visto giusto.

Arriviamo così negli anni '80. Il colpo definitivo al blocco comunista lo si ha con l'ascesa al potere in URSS di Michail Sergeevic Gorbacev, altra grande figura internazionale, anche lui premio Nobel per la pace nel 1990, che iniziò a demolire l'isolazionismo russo e mise fine alla Guerra Fredda, con le due parole d'ordine: perestroika (ricostruzione) e glasnost (che vuol dire trasparenza ma anche liberalizzazione). La sua politica contribuì a mettere in evidenza i gravi problemi economici presenti in URSS già da tempo (in patria è infatti visto con molto meno onore di quanto lo sia in occidente, essendo da molti ritenuto responsabile del crollo economico, che in realtà era comunque alle porte), e ristabilì relazioni di pace con gli USA interrompendo la corsa agli armamenti; alla fine le sue aperture diedero il via alla caduta dei vari regimi comunisti nei paesi satelliti del Patto di Varsavia.
La DDR a questo punto affrontò la sua crisi più grave e definitiva. I suoi capi avevano sempre fatto riferimento al partito comunista di Mosca come all'unica autorità, e reagirono alla novità tentando di opporsi ai cambiamenti, in particolar modo cercando di censurare le notizie provenienti dall'estero sulle concessioni e le riforme.

E arriviamo così all'anno decisivo: il 1989. Le elezioni pilotate danno sempre la schacciante vittoria ai comunisti, mentre altrove anche nei paesi filorussi le aperture democratiche erano ormai evidenti. Siccome fuggire a Berlino Ovest o in altri paesi Nato era impossibile, iniziò una fuga di altro genere. Gli abitanti della DDR cominciano a riversarsi nei paesi confinanti, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, dove non era impossibile recarsi con pretesti, ma non tornavano più indietro, rifugiandosi invece nelle ambasciate della BDR e chiedendo asilo. Questo accadde sempre più massicciamente durante l'estate del 1989, fino a che l'Ungheria, il paese forse più avanti nell'opera di riforma, e che desiderava adesso ingraziarsi la Nato piuttosto che tutelare il governo della DDR, annunciò improvvisamente l'apertura delle frontiere verso l'Austria per il 10 settembre. Migliaia di televisioni mostrarono il taglio del filo spinato. Iniziò un flusso inarrestabile di migranti che dalla DDR attraverso Ungheria e Austria giungeva fino in BDR.
Nello stesso tempo, cominciarono a maturare i semi della ribellione in chi restava. Ribellione che era ancora pericolosa e non esente da rischi di repressione sanguinosa, visto il potere ancora forte dell'apparato statale. Ma in ottobre, le rivolte sempre più numerose, unite all'esodo di massa, non erano più arginabili e portarono come ultimo tentativo alle dimissioni del governo e dei vertici del partito. E qui entra in gioco la leggenda dell'equivoco... Pare che un funzionario governativo, mandato allo sbaraglio per placare la folla e intervistato in tv, abbia annunciato una revisione delle norme restrittive sui viaggi ad ovest che era prevista ma senza alcun effetto operativo già stabilito, e che questo politico, non sapendo cosa rispondere alle domande dei giornalisti sulle tempistiche, abbia dichiarato che la norma aveva effetto immediato.
La folla si riversò verso il muro, che fu scavalcato e in certi tratti materialmente danneggiato. I soldati non ricevettero ordini e non intervennero. Berlino il 9 novembre del 1989 è di nuovo unita per la prima volta dopo quaranta anni. Forse è stato il primo evento dopo la Rivoluzione Francese in cui i politici di professione seguirono gli eventi senza causarli direttamente. Nessuno parlava di riunificazione, o di crollo del muro, eppure alla fine successe tutto nell'arco di poche ore, senza alcun leader ufficiale che guidasse la rivolta. Anche se le figure di Brandt, Gorbacev e la figura del papa polacco Karol Wojtyla furono senza dubbio i "mandanti morali" e in certi casi perfino gli esecutori.

Di Lear 21 di Wikipedia in inglese, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3692038

In poco più di un anno, il processo si completò. La DDR indisse le prime lezioni libere nel marzo 1990, per la creazione di un governo che ebbe come scopo quello di gestire la riunificazione delle due Germanie. La DDR faceva ancora paura perché formalmente ancora uno degli stati più potenti del Patto di Varsavia, ma alla fine arrivò l'autorizzazione dell'URSS, degli USA e degli stati del patto atlantico: le vecchie potenze occupanti, nel trattato noto come Trattato 2+4, acconsentirono alla riunificazione in un unico stato tedesco. A luglio seguì l'accordo monetario per l'unificazione del marco tedesco che fissò il cambio definitivo con il vecchio marco della DDR; il 3 ottobre del 1990 la DDR si sciolse e i 5 stati o Lander che la componevano confluirono nella BDR. Formalmente infatti fu la BDR ad annettere la DDR.
I problemi non finirono qui, ovviamente. L'ex Germania Est aveva un'economia arretrata e nell'immediato l'annessione a una economia forte come quella liberista del blocco ovest creò non pochi problemi, tanto che molti intervistati circa venti anni dopo dichiarono che forse la riunificazione non era stata un grande affare. Ci sono voluti decenni perché le due economie procedessero affiancate e ancora oggi in certe zone la differenza è netta. Alcuni giornalisti tra cui Enrico Mentana di recente hanno sottolineato come le elezioni 2017 abbiano visto prevalere un netto voto di protesta sia a destra che a sinistra proprio nelle aree ex DDR. Evidentemente ancora il cammino non è concluso.

Resta però quel simbolo potente del crollo del Muro di Berlino, con la popolazione ai due lati, che per chi come me lo ha vissuto in diretta resta sempre un ricordo indelebile della potenza della Storia in certi momenti della vita dell'uomo.

Il trattato di riunificazione tra le due Germanie del 1990 - Di Hadi - Opera propria,
CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3049850


Link correlati:

- un bellissimo testo che racconta la Germania dal dopoguerra alla riunificazione che si trova in rete è questa conferenza a cura di Wolfgang Pruscha. Mi è piaciuto molto per come racconta in modo semplice e partecipato, non tralasciando l'aspetto delle condizioni del popolo in tutto quanto il periodo. Trovate anche una buona bibliografia a fine pagina.

- Se vi incuriosisce il tema del materialismo storico e delle teorie di Marx ed Engels su struttura e sovrastruttura, potete trovare una spiegazione minima ma esauriente su questo articolo del sito homolaicus.it

- RaiStoria  ha dedicato alla caduta del Muro di Berlino uno speciale per il venticinquennale. E' composto da vari video (tra cui il discorso di Kennedy a Berlino che vi ho citato e le immagini di quel 1989 che fecero il giro del mondo).

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