Il libro di Alessandro Barbero sul sommo poeta è decisamente un testo molto apprezzato e condiviso, ancor più perché nel 2021 ricorre il Settecentenario della morte di Dante Alighieri, scrittore, poeta, politico, considerato a ragione il padre della lingua italiana (Firenze 1265- Ravenna 1321).
Come ho sentito dire a una delle presentazioni del libro che ho seguito on line, ci sono due modi per affrontare il testo, e li ho usati entrambi, prima uno e poi l'altro. Il primo è quello dello studio meticoloso, che vuol dire fermarsi a leggere le note, l'immensa bibliografia, le discussioni fra dantisti, e non ultimo il parere storico dell'autore, che spesso prende posizione nel dibattito e lo fa, pur essendo storico e non italianista, con una certa competenza anche in questioni più "letterarie": ho veramente apprezzato certe precisazioni su certi dibattiti complessi e condotti ormai da decenni se non secoli senza nuove grandi certezze.
Libro meritevole se letto in questo modo, ma piuttosto complesso: diciamo che diventa un lavoro di fatica e minuzioso; come lettura (continuamente inframmezzata da note importanti) diviene un po' spezzata.