Letture: Storia di Roma di Theodore Mommsen


By © 1932 by Phaidon Verlag (Wien-Leipzig) - "Römische Geschichte", gekürzte Ausgabe (1932) (page 978), Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9567525

Oggi scrivo una sorta di resoconto di un testo monumentale, ben 8 volumi, ascoltato in audiolibro con testo sottomano; dietro a quest'opera, arcinota a tutti gli addetti si lavori, sta uno studio estremo e una sapienza storica veramente immensa, se si pensa che è stato scritto nell'800 senza ausilio di mezzi tecnologici, ma solo tramite accurata ricerca sul campo, sui luoghi e sulle fonti.

Ancora oggi le basi dello studio della storia romana repubblicana sono quelle delineate dal Mommsen. Ha inoltre il merito di raccontare in modo quasi romanzesco alcune vicende, anche se lo stile risente del tempo e quindi può sembrare pomposo (in questo non aiuta la traduzione italiana, realizzata in pieno periodo fascista, con un lessico ricercato, da addetti ai lavori). 


Paradossalmente, è un testo che illustra piuttosto bene anche la storia e la cultura a cavallo tra XIX° e XX° secolo. E qui vengo ai difetti. 

Uno è la prolissità. Nei capitoli di azione il testo si distende ampio ma lo si segue. Nei capitoli meno narrativi, in cui si analizzano le arti, la cultura e la lingua latine, è piuttosto noioso. 


L'altro (grave) difetto (credo comune ai suoi contemporanei) è quello il fare storiografia giudicando i tempi andati col metro di oggi. Ogni aspetto della vita e della cultura, ogni comportamento è giudicato sulla base di valori non contemporanei e con categorie moderne (riferimenti alla democrazia parlamentare, per esempio, che sono tirati un po' per i capelli, anche se magari possono servire per far capire meglio). 

Al Mommsen per esempio stava notevolmente antipatico Cicerone, che viene stroncato come scrittore e come uomo. Lo stesso giudizio piuttosto spietato viene espresso su Pompeo, che emerge come un eterno indeciso, mentre è piuttosto benevolo con il grande Cesare. 

Ma il difetto peggiore è sicuramente l'alone nazionalistico che pervade il testo. Interi capitoli sulla cultura sono letti alla luce di una sorta di superiorità tedesca (la frase secondo cui i tedeschi sono eredi dei greci, la cui filosofia e cultura Mommsen ritiene superiore a quella italica, mentre gli italiani non sono mai stati poeti di alto livello... fa sorridere se pensiamo a Dante, Petrarca... e alla enorme differenza che esiste ad oggi tra greci e tedeschi.  Oggi diciamo più correttamente forse che siamo tutti eredi sia dei Greci che anche dei Romani, in quanto Europei).

In questo senso, dicevo, il testo insegna a noi posteri anche il quadro del dibattito culturale tra '800 e '900, intriso appunto di pregiudizi su popoli e razze, su presunte superiorità, che poi ahimé porteranno a certi estremi. 

E il Mommsen era un liberale! Quindi se un liberale aveva queste idee (oggi quasi ridicole) immaginiamoci quale dovesse essere il dibattito tra i monarchici e quelle forze estremiste che poi avranno il loro peso nei decenni successivi con i regimi totalitari.

 Insomma, un testo assolutamente fondamentale per la storia antica ma che sente tutti i suoi anni e ha il limite di una impostazione non totalmente scientifica ed eccessivamente giudicante. Tanto di cappello comunque a uno studioso di importanza mondiale.


By Unknown author - zvab, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67275082

Adesso, come è raccomandato ogni buona lettura che parta da una analisi critica delle fonti, qualche dato biografico dell'autore, uno dei padri della storia romana e figura di grande rilievo culturale. 

Nato nel 1817 da famiglia modesta a Garding in Germania del Nord, morto a 86 anni nel 1903 a Berlino, si appassionò alla storia romana dopo aver approfondito lo studio di questa epoca per la necessità di conseguire due borse di studio per il corso di giurisprudenza. Fu così, come lui stesso scrisse, che il giurista diventò storico.

Si appassionò al diritto romano e a tutti i particolari più minuti della vita nella Roma antica, e i suoi studi furono approfonditi "sul campo", in quanto viaggiò in Italia dal 1844 al 1847, imparando non solo l'italiano ma appassionandosi anche ai dialetti. In particolare studiava le epigrafi latine e strinse amicizia con molti studiosi italiani tra cui l'epigrafista Borghesi. 

Fu il primo a porre attenzione non solo agli eventi ma all'organizzazione della società e del mondo romano, alle tecniche agricole, alle leggi, alle consuetudini del popolo, insomma una vera e propria etnografia. 

Scrisse molte altre opere sul mondo romano ma la "Römische Geschichte" fu il suo capolavoro: otto volumi, dalla preistoria a Cesare, scritti e pubblicati tra 1854 e 1856, con un ampliamento fino a Diocleziano pubblicato nel 1884 dopo lo straordinario successo riscontrato in tutta Europa e la traduzione nelle principali lingue. Fu richiesta la sua collaborazione dai principali istituti culturali europei, tedeschi, francesi, inglesi, italiani (fu membro straniero dell'Accademia dei Lincei).

Partecipò ai motivi liberali tedeschi del 1848 esercito questo perse la cattedra che riottenne solo in seguito; divenne poi deputato dello stato prussiano. Era famoso per la sua meticolosità sul lavoro e anche per un carattere controverso (pare fosse particolarmente irascibile e severo).Vinse inoltre per i suoi libri anche il Nobel per la letteratura nel 1902.


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- Su Audible.it trovate l'audiolibro in 8 volumi letto da Silvia Cecchini. Serve abbonamento (a meno che siate nuovi clienti e possiate sfruttare l'offerta di prova gratuita, ma direi che forse l'opera è troppo grande per poterla finire in breve tempo. Altrimenti si trova facilmente anche in ebook. L'edizione a stampa, essendo parecchi tomi, non è conveniente dal punto di vista economico, se non per grandi estimatori con fornite biblioteche.

- Il seguito della Storia di Roma si intitola "L'impero di Roma" ed è un unico volume che va da Cesare a Diocleziano. 


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