Da via Panisperna all'Urss: Bruno Pontecorvo

Foto di Bruno Pontecorvo: I ragazzi di via Panisperna- D'agostino, Segré, Amaldi, Rasetti, Fermi - Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16792957

Come fisico, credo di aver avuto un po' di fantasia.

Bruno Pontecorvo


Bruno Pontecorvo nacque a Pisa il 22 agosto 1913 da famiglia ebrea; il padre era un commerciante di stoffe benestante da cui proverranno alcuni dei protagonisti del nostro Dopoguerra: il fratello maggiore Guido divenne un famoso biologo e genetista, il fratello minore Gillo un famoso regista, i due cugini Emilio Sereni ed Eugenio Colorni furono rispettivamente un eminente politico del PCI e un filosofo, politico e antifascista.

Bruno Pontecorvo, autore immagine sconosciuto, Pubblico dominio
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Bruno si rivelò essere molto portato per la fisica e subito dopo la maturità si iscrisse al biennio presso l'università pisana, per poi trasferirsi a Roma nel 1931 a soli 18 anni per frequentare il triennio. Ivi si incontrò con due altri scienziati che già aveva conosciuto in precedenza: Franco Rasetti ed Enrico Fermi, che cercavano altri scienziati per organizzare un gruppo di lavoro sulla fisica nucleare.
Nacque così il gruppo dei ragazzi di via Panisperna, voluto dal direttore dell'Istituto di Fisica Orso Mario Corbino e chiamato così dall'indirizzo della sede di Fisica di Roma, che in quegli anni preconflitto divenne il centro del mondo per quanto riguarda la fisica moderna. Ne fecero parte oltre ai già citati Fermi, Rasetti e Pontecorvo, altri due fisici:Edoardo Amaldi ed Emilio Segré; Ettore Majorana, fisico teorico, Oscar D'Agostino, chimico.




Il gruppo si dedica a studi sulle particelle, in particolare dedicandosi a cercare di confermare la teoria di Pauli, fisico austriaco, che aveva ipotizzato nel 1930, in associazione a un fenomeno noto ai fisici come "decadimento beta", l'esistenza di una particella con carica neutra, che lui chiamò neutrone. Nel 1932 il fisico inglese Chadwick scoprì il neutrone vero e proprio e il gruppo di via Panisperna, con in testa Enrico Fermi, ribattezzò la particella senza carica ipotizzata da Pauli, più leggera e veloce dei neutroni di Chadwick, neutrini. Nel 1934 Fermi inquadrò il ruolo dei neutrini in quella che chiamerà "interazione debole", una delle forze basilari della natura assieme alla gravità e all'elettromagnetismo. Nello stesso anno, e fino al 1938, in via Panisperna si susseguirono esperimenti fondamentali per la fisica mondiale, in particolare la ricerca sui neutroni lenti (avendo minore velocità hanno più probabilità di scontrarsi con altre particelle aumentando così le emissioni radioattive); durante le ricerche arrivarono anche a causare in laboratorio la prima fissione nucleare per così dire "in vitro", ma non ne furono sul momento consapevoli.
Bruno ottiene grazie a questi studi un premio dal Ministero dell'Educazione e va a Parigi, sotto raccomandazione di Fermi, nel 1936, a lavorare con la figlia e il genero dei coniugi Curie, Irene e Frederic Joliot-Curie. Ed è a Parigi che la sua vita inizia a cambiare nel bene e nel male.

A Parigi tramite Joliot Pontecorvo viene in contatto con l'ideologia comunista, e conosce il politico francese di sinistra Leon Blum. Membro in vista del partito comunista italiano poi è il già citato cugino, Emilio Sereni. Sempre in quegli anni a Parigi conosce la moglie di origine svedese Marianne Nordblom, da cui avrà tre figli. E in Italia, a distruggere il centro della fisica nucleare e mondiale di Roma, arrivano le leggi razziale del 1938.
Pontecorvo è ebreo, anche se non praticante, e decide di rimanere in Francia. Enrico Fermi non è ebreo, ma sua moglie sì, e il premio Nobel per la Fisica del 1938 fuggì negli Stati Uniti, dopo aver incassato il rifiuto di costruire un acceleratore di particelle italiano, ufficialmente per mancanza di fondi, in pratica forse anche per la mancanza dell'appoggio di Corbino e Guglielmo Marconi, grande sostenitore del progetto, che erano entrambi deceduti. Anche Rasetti e Segré emigrarono, e a Roma restò solo Amaldi.
La situazione per Pontecorvo diventa ingestibile nel 1940, in seguito all'invasione della Francia da parte dei nazisti. Fugge prima in Spagna e poi negli Stati Uniti, dove trovò impiego a Tulsa, in Oklahoma, in una azienda di ricerche petrolifere, dove creò un sistema di identificazione dei depositi di petrolio grazie al bombardamento dei siti con neutroni (carotaggio neutronico).
Nel 1943 collaborò agli studi atomici con le forze anglocanadesi e si trasferì a Montreal, dove costruirono un reattore che doveva essere all'inizio utilizzato per fornire materiale per la costruzione degli ordigni atomici ma che poi fu completato solo nel 1947. Non fu mai reclutato dal gruppo di ricerca statunitense Manhattan (nome in codice dell'operazione nucleare, a cui parteciparono Fermi e Segré). Probabilmente la sua militanza comunista lo fece scartare. Gli fu invece offerto un posto in Gran Bretagna, ad Harwell, nei pressi di Oxford, dove dovevano essere costruiti altri reattori.
Ad Harwell sembra che fosse tenuto costantemente sotto controllo dallo spionaggio inglese a causa dello scandalo Fuchs (fisico tedesco naturalizzato britannico, che confessò di aver passato ai sovietici i progetti della bomba atomica e di quella a idrogeno, fatto che contribuì allo sviluppo dell'armamento nucleare russo non nell'immediato ma sicuramente durante la guerra fredda). Le simpatie comuniste di Pontecorvo lo resero il sospettato numero uno e la sua famiglia non viveva tranquilla.
Fu così che nel 1950, dopo una vacanza in Italia, il primo settembre la famiglia Pontecorvo si recò in aereo prima a Stoccolma, poi a Helsinki, diretta infine a Leningrado.
La scomparsa del grande fisico fu denunciata in Italia solo a ottobre e creò scalpore in tutto il mondo, ancor più perchè era ancora fresca la scomparsa di Ettore Majorana (di cui non si è mai saputo con certezza la fine: suicidio, sparizione volontaria, trasferimento in Sudamerica...). Alcuni parlarono di rapimento, altri accusarono Pontecorvo di essere sempre stato un informatore russo.
Solo cinque anni più tardi, in una trasmissione radiofonica russa, gli fu permesso di parlare e di spiegare le motivazioni del suo trasferimento volontario. Il discorso fu fortemente politico, e in sostanza invitava i colleghi a ripudiare la bomba atomica e a non contribuire ulteriormente allo sviluppo di armamenti. Nel 1978, al suo primo rientro in Italia autorizzato dall'URSS, sostenne di non aver mai partecipato a progetti bellici e tutti i suoi studi in effetti erano rivolti alla fisica delle particelle. Studi che condusse nel laboratorio della città di Dubna, con grande successo e mai un riconoscimento da parte della comunità scientifica internazionale; solo un tardivo premio Stalin.
Le sue ricerche sull'esistenza dei neutrini furono dimostrate da Reines e Cowan negli Usa nel 1956. il Nobel per la fisica del 1988 a Shwartz, Steinberger e Lederman, sempre ricercatori statunitensi, era basato sulle ricerche di Pontecorvo sulla famiglia dei neutrini. Idem il Nobel a Davis (USA) e Koshiba (Giappone) nel 2002, per gli studi sull'oscillazione dei neutrini solari: erano studi di Pontecorvo. Da una parte egli accusò la stampa scientifica di non considerare i suoi studi, dall'altra è anche vero che le forti limitazioni poste dal governo sovietico a movimenti, conferenze, viaggi, dichiarazioni, contribuì non poco a tagliarlo fuori dal modo accademico.

Pontecorvo si trovò così a scegliere la parte "sbagliata", almeno storicamente. Fu naturalizzato cittadino sovietico, per adattare il suo nome alla tradizione russa aggiunse il patronimico Maximovic (figlio di Massimo, che era il nome di suo padre) e parlò sempre in difesa della Russia che era stata a suo parere ingiustamente isolata quando aveva anche lei contribuito e in modo fondamentale alla sconfitta nazista. Fieramente convinto della giustezza delle tesi comuniste, ebbe grosse difficoltà a giudicare il governo sovietico, specie nei momenti cruciali come l'invasione dell'Ungheria (da cui si dissociò anche il PCI italiano) e la persecuzione del fisico russo e dissidente politico Andrej Sacharov. Solo nel 1992, durante un convegno in onore di Majorana in Sicilia, a poca distanza dalla pubblicazione della sua biografia, si espresse in modo negativo sul suo trasferimento in URSS; a Miriam Mafai, che gli chiese durante l'intervista cosa ne pensasse, dopo la caduta del Muro, durante l'intervista disse: "Ci ho pensato molto, a questa domanda. Puoi immaginare quanto ci ho pensato. Ma non riesco a dare una risposta".


By Massimiliano Calamelli - Bruno Pontecorvo, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30140483

Morì il 24 settembre 1993 a Dubna, minato dal Parkinson, dopo essere tornato per un lungo periodo in Italia. Le sue ceneri sono conservate per metà a Dubna e per metà a Roma come aveva personalmente richiesto.
La sua scelta controcorrente non lo ha avvantaggiato nella fama mondiale forse, o quantomeno non durante la sua vita. Post mortem, tutte le sue teorie sono state dimostrate. E' stato forse anche giudicato troppo severamente, in molti erano convinti che partecipasse attivamente alla costruzione dell'arma nucleare russa, ma questo lo ha sempre negato, e in effetti le sue ricerche paiono essersi veramente indirizzate per altre strade. Rimane il grande dubbio di cosa poteva accadere, se il gruppo di via Panisperna, coi suoi grandi e giovani scienziati, non fosse esistito in un momento storico così negativo e cosa sarebbe oggi l'Italia se ne avesse riconosciuto e favorito gli studi invece che disperderlo in altri paesi. Fuga dei cervelli in atto anche allora, per motivazioni diverse di politica e di razza, per alcuni, di ideologia, per altri.

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- La fonte principale di notizie su Bruno Pontecorvo è la biografia pubblicata nel 1992 da Miriam Mafai: "Il Lungo Freddo: Storia di Bruno Pontecorvo, lo scienziato che scelse l'URSS". E' un testo molto interessante, abbastanza facile da leggere, per approfondire la vita di Bruno e anche aspetti propriamente storici del Dopoguerra. Pur se datato, mi sento ancora di consigliarne la lettura. Io lo lessi al liceo e ricordo che mi fece una grande impressione. E' stato uno dei primi testi giornalistici che ho letto per mia volontà e mi ha lasciato un segno nel mio voler proseguire gli studi in ambito storico.

- Qui invece trovate lo speciale che raggruppa le puntate de "La Storia siamo noi" dedicate a Bruno Pontecorvo.











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