Breve storia del calendario

 

Riproduzione Calendario di Anzio (Fasti Antiales risalente agli anni 84-55 a.C.
 photo by Bauglir - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=52535591

I famosi giorni della merla, il 29, il 30 e il 31 gennaio, sono chiamati così perché una leggenda popolare ricorda come una merla avesse sfidato Gennaio e costui, per non perdere la faccia, avesse chiesto dei giorni in prestito a Febbraio: in quei tre giorni, il freddo fu intenso e la merla dovette rifugiarsi in una camino, e sporcarsi le piume bianche con la fuliggine. Da allora, racconta il mito, gennaio è passato da 29 a 31 giorni, febbraio è di 28 e i merli son diventati neri.
Una leggenda? Sì, ma con un fondo di verità. Perché nell'antichità veramente gennaio aveva 29 giorni. 
Da qui l'idea di scrivere una breve e purtroppo incompleta storia del calendario, dagli antichi romani ad oggi.
Ovviamente tratterò solo del calendario europeo, comunque uno dei piu affidabili, pur esistendo molti altri calendari al mondo basati su criteri diversi.

Innanzitutto, i calendari possono essere solari, lunari o lunisolari, a seconda dell'astro su cui si basano maggiormente. È lunisolare, quindi misto, il calendario ebraico; puramente lunare quello islamico. Mentre il nostro attuale, detto Gregoriano, è prevalentemente solare con due correzioni fondamentali che poi vedremo.


Troviamo un sistema di calendari complesso nell'Antico Egitto; inizialmente esisteva il calendario nilotico, e cioè quello delle inondazioni del Nilo: aveva però 360 giorni e arretrava continuamente il capodanno. Fu così introdotto il calendario cosiddetto civile, che era di 365 giorni, diviso in 3 stagioni da quattro mesi l'una. Nel 238 a. C. troviamo l'aggiunta di un giorno ogni 4 anni per recuperare il ritardo accumulato, il famoso giorno bisestile (da bisextum, in latino: due volte sei) che in Egitto si definisce epagomeno (con termine greco). Sono giorni che devono essere aggiunti per correggere lo scarto tra i calendari solari e la durata della rivoluzione terrestre, che non essendo precisa rischia di farci accumulare ritardo se non si aggiunge o toglie ogni tanto un giorno di compenso (proprio a questo serve l'anno bisestile).
Accanto a questo veniva utilizzato anche un calendario detto sotiaco perché prendeva a riferimento non sole o luna ma la stella Sirio, la più brillante; questo perché la sua levata corrispondeva in genere molto precisamente con l'inizio delle inondazioni del fiume sacro. 

Presso i Greci la situazione era più variegata perché ogni città stato aveva il suo calendario. Il più famoso era quello ateniese ovviamente: composto da 12 mesi lunari (29 o 30 giorni), per correggere il ritardo che si accumulava veniva inserito ogni tanto un 'mese intercalare'. I mesi prendevano il nome dalle feste religiose più importanti della città.

Sulla falsariga di quello greco fu poi sviluppato quello romano, detto calendario pregiuliano o calendario di Romolo, in quanto la tradizione lo attribuiva al mitico re e fondatore,  il qualep sarebbe stato in vigore dalla Fondazione nel 753 a.C. fino al 46 a.C.,  quando fu modificato da Giulio Cesare con il calendario detto appunto Giuliano. 
Aveva 10 mesi di durata solare (30 e 31 giorni). I nomi sono già quasi quelli odierni, in pratica: i primi quattro dedicati alle divinità e gli ultimi in base al numero del mese. Ne deriva questo schema che inizia dal capodanno romano, che era a marzo:

Marzo da Martius, Marte.
Aprile da Aprilis, da aperire "aprire", forse riferito all'apertura dei fiori, era il mese dedicato ad Afrodite.
Maggio, latino Maius da Maia, la dea della fertilità.
Quintilis (quinto mese)
Sextilis (sesto)
September (settimo)
October (ottavo)
November (nono mese)
December (decimo e ultimo)

Dopo dicembre si smetteva semplicemente di contare i giorni fino all'arrivo di marzo. 
Erano quindi 306 giorni complessivi e ne venivano saltati ben 61.

Per questo nel 713 si pose rimedio con la riforma di re Numa Pompilio, che aggiunse i due mesi invernali mancanti, Gennaio (Ianuarius, dedicato al dio Ianus, Giano) e Febbraio (da februus, purificazione), considerato l'ultimo mese dedicato alla purificazione. Mentre gli altri mesi avevano durata dispari (29 o 31 giorni) febbraio ne aveva in totale 28, ma era poi suddiviso in due parti dispari e finiva con la festa dei Terminalia con cui chiudeva l'anno religioso. 
I giorni complessivi così arrivavano a 365 come i nostri, ma mancando quel recupero di 1/4 di giorno della rivoluzione terrestre, ogni tanto per recuperare si inseriva un mese intercalare di 27 giorni, come ad Atene, detto Mercedonio, e lo si 
poneva a fine febbraio prima della festa dei Terminalia, così che febbraio diventava di 23 giorni e se ne aggiungevano appunto altri 27. 
Questo mese era aggiunto ogni due o tre anni su parere esclusivo del pontifex maximus, autorità religiosa, e questo complicata le cose perché veniva fatto arbitrariamente, a volte per motivi anche politici.

Fu così che per rimediare alla confusione (il 46 avanti Cristo fu ricordato proprio come annus confusionis, perché per recuperare il ritardo accumulato dovette durare più di 400 giorni!) nel 46 a.C. entró in vigore uno dei due famosi calendari "moderni", ancora oggi utilizzato nei paesi russofoni e dalla chiesa ortodossa: il calendario Giuliano. 

Tabella dei giorni tra calendario giuliano e gregoriano By Nautical almanac offices of the United Kingdom and the United States - "Explanatory Supplement to the Astronomical Ephemeris and The American Ephemeris and Nautical Almanac" page 417, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19313130



Il calendario Giuliano fu studiato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare in quanto pontifex maximus nel 46 a. C. Divenne in breve il calendario di tutto l'impero romano, quindi Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Restò in vigore fino al 1582, come vedremo.

La novità rispetto ai calendari precedenti era che si utilizzava il mese solare e non quello lunare, per cui i mesi duravano 30 o 31 giorni con l'eccezione sempre di febbraio. 
Il numero dei giorni restava di 365, ma fu introdotto il giorno bisestile tra 23 e 24 febbraio (il 23 in latino era il sesto giorno dalle Calende, il 24 il settimo; quindi si introduceva un giorno tra i due che era chiamato bis sextus (secondo giorno sesto, oppure bisesto, da cui appunto bisestile). 
Fino alla riforma augustea dell'8 a.C. gli anni con il giorno bisestile erano ancora messi irregolarmente, ma poi si stabilí che dovessero essere ogni quattro anni, per recuperare quel quarto di giorno mancante, raggiungendo così una precisione incredibile per l'epoca, in quanto lo scarto ogni anno tra anno solare e rivoluzione astronomica ammontava a soli 11 minuti. Quindi si perdeva comunque 1 giorno ma ogni 128 anni.

L'anno, che fino a quel momento era sempre iniziato a marzo, fu stabilito dovesse invece cominciare a gennaio.
Non sappiamo se sempre nella riforma augustea o se già dopo la morte di Cesare, furono cambiati anche i nomi del quinto e sesto mese: Quintilis divenne Iulius (luglio) in onore di Giulio Cesare; mentre il sesto da Sexstilis divenne Augustus (agosto) in onore appunto di Ottaviano Augusto che era nato il 15 agosto (da cui il nostro Ferragosto, da feriae Augusti, che divenne festivo in quanto compleanno dell'imperatore).

Questo lieve ritardo dopo secoli comportò comunque un nuovo slittamento, perché la primavera (e con essa il calcolo della Pasqua, che cade ancora oggi per i cattolici nella domenica dopo il primo plenilunio di primavera) era ormai anticipata di 10 giorni nel 1500. 
Fu così che si intervenne nuovamente sul calendario ideando una nuova correzione, che è quella che si utilizza ancora oggi e che ha una variabilità minima, con uno scarto di soli 26 secondi all'anno quindi un giorno ogni 3000 anni!


Otobre 1582 - By Rredondo99 - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=112326785


Il nuovo calendario fu pubblicato da papa Gregorio XIII il 4 ottobre 1582 con la bolla Inter gravissimas. 
La correzione fu ideata e approvata da una apposita commissione di esperti (tutti prelati tranne un astronomo laico; d'altra parte il clero era in quell'epoca spesso la classe più istruita e Galileo Galilei era ancora giovanissimo). 
Si decise di recuperare i giorni saltando direttamente dal 5 ottobre 1582 al 15 ottobre 1582, in modo da riallineare le date alle stagioni. E fu apportata una correzione ancora oggi valida: gli anni bisestili devono essere non solo multipli di 100 ma anche di 400: per cui gli anni come il 1900 e il 2100 non furono e non saranno bisestili. 

Il calendario gregoriano fu acquisito in Europa lentamente e con alcune resistenze iniziali, ma al momento è adottato da quasi tutto il mondo, anche se alcuni stati gli affiancano un calendario tradizionale locale.
In particolare, ritroviamo il Giuliano nella Russia della Rivoluzione d'Ottobre (che avvenne a novembre secondo il gregoriano e a ottobre appunto secondo il giuliano) e nelle chiese ortodosse, in cui il Natale viene calcolato con il giuliano e cade quindi tra il 6 e il 7 gennaio,  con un divario arrivato ad oggi a 13 giorni.

Oggi con gli orologi astronomici possiamo calcolare con una precisione assoluta sia l'inizio delle stagioni che la durata dell'anno solare, e gli aggiustamenti si fanno in genere quando si raggiunge lo scarto di un secondo netto, e non ce ne accorgiamo più nemmeno.

Per quello che invece riguarda la durata del tempo e la partenza del conteggio, ci sono stati nella storia moltissimi metodi di calcolo: dalla Fondazione di Roma, agli anni di regno degli imperatori, dalla Egira di Maometto nel 622 d.C... 
La gran parte del mondo segue oggi il calendario cristiano che calcola il tempo dalla nascita di Cristo. 
Senonché... oggi sappiamo che forse è sbagliato il conteggio di circa tre o quattro anni... 
Il calcolo fu compiuto da un monaco vissuto tra V e VI secolo d. C., Dionigi il Piccolo, nato in Scizia (oggi Dobrugia, tra Romania e Bulgaria) e vissuto a Roma, uomo molto dotto ed esperto matematico.
Fu infatti incaricato dal papa di compilare una tabella della Pasqua negli anni futuri (e ne produsse una di ben 532 anni, e tutto calcolato a mano ovviamente!).
Mentre fino ad allora si era sempre datato tutto dalla Fondazione di Roma, o al massimo specificando gli anni di regno del re o imperatore in carica, Dionigi iniziò il suo calcolo dell'Incarnazione di Cristo (25 marzo dell'anno 1), che a lui risultò corrispondere all'anno 753 dalla Fondazione di Roma. Da lì cominciò a calcolare, ma non avendo ancora il Medioevo il concetto di zero, non considerò  come facciamo noi xo e inizio l'anno zero, ma l'anno 1 direttamente. 
Per questi calcoli si basò sui Vangeli ma anche su fonti storiche contemporanee, quindi tanto di cappello, perché senza computer o calcolatrici e lavorando solo su papiri o pergamene, deve essere stata una grande opera. Insomma, se ancora oggi usiamo questo sistema vuol dire che non era uno sprovveduto. 
Però, un po' per la questione dell'anno zero e un po' per i dubbi sulla data di morte di Erode, oggi si pensa che in realtà Gesù non sia nato nell'anno 1 come diceva Dionigi ko nell'anno zero come diciamo noi) ma tra il 7 e il 4 a.C., con un errore di qualche anno di ritardo. 
Ma non sappiamo nemmeno noi dalle fonti quando precisamente è morto Erode: se è morto nel 4 a. C. il calcolo è sbagliato, ma se in quell'anno ha solo passato la corona ai figli come alcuni sostengono ed è morto nel 3, allora potrebbe aver comunque ragione Dionigi!)
In ogni caso, il nostro conteggio continua ad andare avanti sulla base delle sue tabelle.


Dionigi il Piccolo By Unknown author - https://www.oclarim.com.mo/en/2019/10/04/church-fathers-74-dionysius-exiguus/, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=86413374

E i nomi dei giorni della settimana da dove vengono? 
Sempre dal latino, che prese ispirazione come in altri casi dall'uso greco. 
Ogni giorno era dedicato a un corpo celeste visibile nel cielo, che era associato a sua volta a una divinità.

Lunedì dies Lunae, giorno della Luna; in greco Selene.
Martedì dies Martis, giorno di Marte; in greco di Ares
Mercoledì dies Mercurii, giorno di Mercurio; in greco di Hermes
Giovedì dies Iovis giorno di Giove; in greco Zeus
Venerdì dies Veneris, giorno di Venere, in greco Afrodite.

Fin qui ancora oggi è simile.

Per il sabato e la domenica in latino e poi quindi in italiano i nomi sono stati modificati con l'avvento del cristianesimo; resta traccia invece nei nomi inglesi!

Il sabato viene dal termine shabbat, la festa del sabato ebraico; mentre per i latini era il dies Saturni, giorno di Saturno; Crono in greco; vedi inglese Saturday.

La domenica invece era in passato dies Solis, in greco Helios, inglese Sunday: giorno del sole. 
Essendo il giorno in cui si presume sia risorto il Cristo, che è morto sicuramente di Venerdì e risorto dopo 3 giorni, sotto Constantino, con la cristianizzazione progressiva dell'impero, il giorno festivo passò dal sabato alla domenica e la domenica divenne dies Domini, il Giorno del Signore. 



Link correlati:

- Per chi volesse approfondire la parte astronomica che qui è solo accennata, potrebbe essere utile questa conferenza tratta dal canale del Gruppo Astrofili Piacenza. 

- Per chi fosse interessato ai calendari più antichi su questa pagina trovate Sumeri, Caldei ed Egizi

- Invece per approfondire i calendari precolombiani bisogna seguire i seguenti link: Calendario Maya - Calendario atzeco - Calendario Inca















2 commenti:

  1. Per me sei già stata bravissima tu a raccogliete tutte queste curiosità, quelli che si sono occupati di calcolare i calendari sono dei supereroi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma grazie! Condivido, erano calcoli astronomici fatti a mano ed è stupefacente come riuscissero a farlo con una approssimazione minima! Gli antichi eruditi erano pochi in rapporto alla popolazione ma tenendo conto che non avevano calcolatrici, computer e spesso neanche libri, tutto era fatto a memoria! Senza dubbio oggi in una sfida di erudizione ci batterebbero facilmente!

      Elimina