Letture: Il Califfato e l'Europa di Franco Cardini

 



Un plauso innanzitutto per la copertina che è meravigliosa con il suo mosaico arabeggiante, quasi un azulejo, tipica ceramica ornamentale spagnola e portoghese, ma di origine appunto araba.
Gli islamici infatti decorano i luoghi di culto senza immagini, che considerano blasfeme, in quanto non si può rappresentare in modo umano Dio e Maometto. 

Questo saggio, non troppo lungo ma densissimo, è un sunto, una specie di manuale della storia dell'islam e dei suoi rapporti con Europa, Occidente e cristianesimo. 


Inutile dire che Franco Cardini è una delle massime autorità in materia, essendo specializzato nello studio delle Crociate e quindi dei rapporti tra cristianesimo e Islam. È stato ordinario di storia medievale a Firenze e Bari, collaborava e collabora con le università di Harvard e Parigi, con la Normale di Pisa ed è membro (a volte anche fondatore) di molte società scientifiche, culturali, storiche. È stato anche collaboratore della RAI e per qualche anno fece parte del suo CdA. 
Persona estremamente poliedrica e con una certa libertà di spirito tipica dei fiorentini, ha espresso spesso pareri in controtendenza, tra una militanza giovanile di destra e alcuni ideali tipicamente di sinistra. Insomma, difficilmente lo si può classificare o catalogare. 
Egli ripercorre la storia dell'evoluzione dei rapporti tra la realtà islamica e quella cristiana dall'origine fino ai recenti avvenimenti (il testo è stato stampato nel 2016). 

La prima parte è un po' meno interessante, soprattutto perché mi è apparsa parecchio sintetica, e la sintesi fa un po' affastellare episodi e date che meriterebbero forse una trattazione più distesa, ma in tal caso sarebbe stato un saggio di mille pagine e non un sunto dal piglio anche divulgativo.
Diciamo che è evidente l'intento di dare al lettore medio una infarinatura generale del periodo tardo antico e medievale e soprattutto di rimediare a eventuali pregiudizi che l'opinione pubblica tende ad avere sui musulmani anche grazie a una certa trattazione dei mezzi di informazione che privilegiano una visione prevalentemente occidentale e quindi non sempre onestà nei confronti della religione fondata dal profeta Maometto.

Dall'Ottocento in poi la cosa si fa più interessante, perché si vanno a scavare vari argomenti 'sensibili': il colonialismo in Africa e Medio Oriente, soprattutto inglese e francese, il nazionalismo europeo, il crollo dell'impero ottomano, l'evoluzione della Turchia w degli altri stati islamici, le due guerre mondiali, la crisi del decolonialismo e il ruolo molto dibattuto della Gran Bretagna nel secondo dopoguerra, con le promesse non mantenute ad ebrei e palestinesi (deteneva il protettorato su Gerusalemme, da cui poi si sfilò, lasciando soli i due contendenti senza trovare una soluzione che potesse essere un minimo condivisa e risolutiva, un po' come è successo recentemente in Afghanistan quando è stato messo fine all'intervento americano). A queste promesse mancate, dice Cardini, principalmente si devono le passate e attuali conflittualità tra israeliani e palestinesi, da cui l'occidente non può  essere facilmente assolto.

Cardini non teme di esporre il proprio pensiero anche quando va oltre la narrazione comune dei.mezzi di informazione, tanto che la trattazione può essere giudicata leggermente filoislamica; ma è indubbio che la situazione odierna deriva dalle mancate promesse dei paesi coloniali, i quali alla fine si sono ritirati lasciando comunque paesi instabili, spesso arretrati, confini stabiliti a casaccio, popoli divisi, senza volersene assumere fino in fondo la responsabilità. Errori di valutazione e strategia che hanno pagato caro e che ancora pagano i più poveri e indifesi.
Questo non vuol dire che l'islam non abbia le sue colpe e non debba pentirsi di nulla. La violenza è sempre violenza.
Ma senza dubbio il mondo occidentale non può non definirsi corresponsabile della situazione attuale, anche perché spesso i nemici di oggi erano gli alleati di ieri, finanziati per abbattere magari un governo non gradito e poi diventati così potenti da rivoltarsi contro e diventare a loro volta il nemico successivo.

Una delle inesattezze più grandi ad oggi resta quella di dare all'Islam una patente di unicità e compattezza che non ha. 
Noi appartenenti alla cultura cristiana cattolica abbiamo l'idea di ua chiesa verticistica e accentrata, con un solo capo supremo che è il papa. 
E tendiamo a pensare lo stesso dell'islam; il quale invece è formato (dal punto di vista religioso) da varie scuole teologiche e da molte assemblee religiose autonome, ove ogni capo, ogni guida religiosa in teoria "governa" da sé. 
Può esserci il maestro o il politico più famoso o emergente, ma difficilmente può dirsi simbolo di tutto l'Islam. Anzi, a volte questa richiesta di unità e la simbologia sottostante possono essere propaganda politica (per esempio Khomeini ha spesso chiamato all'unità dei musulmani contro gli Usa) e assieme anche distorsione comunicativa dell'informazione occidentale,  che tende a inquadrare il fenomeno dell'estremismo e del terrorismo come tipico dell'islam tout court.
Per fare un paragone, il mondo religioso islamico è più simile al sistema delle chiese protestanti che al centralismo della Chiesa cattolica, che ha anche le sue chiese con riti particolari ma che in ultima istanza sono comunque approvate dal papa.
È quindi molto più complicato, quando parliamo di Islam,  fare generalizzazioni: possono essere considerate pienamente islamiche sia comunità aperte sia comunità più rigide.

Possiamo inoltre mettere sul piatto la millenari divisione tra sciiti e sunniti, risalente alla lotta per la successione a Maometto, inizialmente vinta dal cugino Alì (da cui discendono gli sciiti) ma dopo pochi decenni ribaltata dalla nomina di un altro successore, Abu Bakr, eletto da quelli che si chiameranno sunniti e i cui discendenti sconfissero quelli di Alì nel 680. Da allora gli sciiti non riconoscono gli eletti sunniti. 
Una ulteriore complicazione deriva dal fatto che sunniti e sciiti spesso sono distribuiti in modo geograficamente e politicamente molto vario e non uniformemente: l'Iran è prevalentemente sciita, l'Iraq invece ha una forte presenza sunnita seppur minoritaria; in Siria per esempio comandano gli sciiti ma la popolazione islamica è soprattutto sunnita. E questo un po' ovunque movimenta ulteriormente il quadro. 
Esiste anche una terza via tra sunniti e sciiti: gli ibaditi, che però sono presenti quasi soltanto nello stato dell'Oman.
Come vedete il quadro è tutt'altro che univoco e alla divisione religiosa spesso si somma la complessità politica. 

Consiglio la lettura a chi si interessa del mondo musulmano odierno e alla politica attuale riguardo alla situazione in Medio Oriente, tenendo presente che il tema è dibattuto nel solito modo schietto del Cardini, che ci mette sempre la passione personale oltre all'indiscussa competenza.

Chissà se in futuro, con la sempre più probabile e necessaria svolta ecologista, le varie questioni mediorientali prenderanno una via diversa, considerando la minore importanza che la regione potrebbe avere a livello economico per l'estrazione del petrolio ma anche l'espansione delle influenze russa e cinese in paesi che sono abituati a una politica non democratica ma che la democrazia l'hanno vissuta spesso come imposta e nemica.

Il testo non affronta il difficilissimo tema della condizione femminile se non en passant, sostenendo a ragione che un conto sia portare il classico velo corto, un altro sia l'obbligo del burqa. Ma essendo tema molto sensibile e complesso forse non era nemmeno il luogo adatto e non lo è nemmeno questo perché richiederebbe un libro intero.


Diffusione Islam per paese; in verde i sunniti, in marrone gli sciiti, in blu gli ibaditi
by Baba66, NordNordWest - Own work, Data from CIA World Factbook, ca. 2005, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=697595



Link correlati:

- La voce della Treccani su Franco Cardini, per saperne di più sull'autore e capirne il pensiero. 

- Per approfondire il discorso sulle varie forme di Islam vi segnalo un file in pdf scaricabile da questo link che rimanda a materiale didattico messo in rete dall'Università di Macerata.

- Puntata dedicata alla nascita ed espansione dell'islam de Il tempo e la Storia su Raiplay.




2 commenti:

  1. Credo di aver letto un suo testo analogo, non mi ha dato l'idea di un autore filoislamico come dicono.

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    1. È piuttosto equilibrato in questo testo e fa anche critiche giuste, ma da certe due posizioni pubbliche a volte forse rischia di essere, più che filoislamico, antiamericano. Ma fare storia troppo contemporanea direi che è difficile e rischioso, spesso il fraintendimento è a un passo.

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