La Campagna di Russia di Napoleone (giugno-dicembre 1812)

Il 4° corpo della Grande Armata nella invasione della Russia
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Siamo nel 1812. Napoleone è imperatore di Francia e all'apice del suo potere in Europa, controllando, grazie alle sue straordinarie vittorie militari,  direttamente o indirettamente, quasi tutta la parte continentale. La Francia e la Russia sono alleate tra loro dalla pace di Tilsit del 1807; l'imperatore e lo zar Alessandro I hanno anche un buon rapporto personale. 
I trattati franco-russi prevedono la cessione reciproca di alcuni piccoli territori (gli accordi sono però sbilanciati a favore della Francia che è stata vittoriosa), l'appoggio della Francia alla Russia nella guerra contro l'Impero Ottomano, ormai in crisi; il consenso francese affinché la Russia strappi la Finlandia alla Svezia, e l'adesione della Russia al Blocco Continentale, cioè al boicottaggio delle navi e delle merci inglesi in tutte le zone filofrancesi (una sorta di politica dei porti chiusi, anche se parliamo di merci). Questo perché da sempre il principale nemico di Napoleone e della Francia è l'Impero coloniale inglese con il suo dominio quasi assoluto sui mari.  
Sempre a Tilsit Napoleone ha anche sottoscritto un trattato di pace con la Prussia, che è presidiata da una parte delle forze armate francesi e non è ancora quella potenza che sarà poi circa 60 anni dopo.
La Russia quindi si accontenta di questa sorta di spartizione in zone di influenza. Solo la nobiltà russa continua ad essere antirivoluzionaria e a favore dell'Ancien Regime, guardando quindi con molto disprezzo all'imperatore francese arrivato dal nulla.





L'impero francese e i territori controllati nel 1812
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Progressivamente gli equilibri cambiano. Napoleone non ha interesse a venire incontro allo zar e quindi non lo appoggia più di tanto. La Russia alla fine riesce a vincere contro i turchi, a liberare truppe utili per future guerre, a vincere contro la Svezia, dove è salito al trono un francese, tal generale Bernadotte, che rinuncia a riprendersi la Finlandia. Ma l'economia russa va male: il Blocco Continentale crea penuria di merci e aumenti dei prezzi, mentre la Francia guadagna moltissimo dalla vendita esclusiva dei suoi prodotti in territorio russo. 
I due alleati dovrebbero avere come nemici comuni Prussia e Austria, ma essendo le promesse francesi spesso non mantenute, anche lo zar Alessandro I inizia a cercate altre sponde; si aprirà inoltre un contenzioso franco-russo sulla spartizione e sul futuro della Polonia. 
Non finisce qui: Napoleone, dopo il divorzio dalla prima moglie per mancanza di eredi, chiede la mano della sorella dello zar, Anna, in cambio di un accordo favorevole sulla questione polacca. Lo zar accetta ma alla fine ritarda il consenso al matrimonio per mesi, fino a negarlo. A quel punto Napoleone sposa Maria Luisa, principessa austriaca, e sospende l'accordo sulla Polonia. Lo zar sospende allora daparte sua il Blocco Continentale contro gli inglesi e pone dei dazi altissimi sulle merci francesi. Da alleati a una vera e propria guerra commerciale.
In Russia si comprende che la situazione non può durare e si teme che le truppe francesi già presenti in Prussia e Polonia possano attaccare. La Prussia, essendo già occupata, non può sottrarsi a mandare un corpo militare coi francesi, mentre l'Austria a parole appoggia Napoleone, ma di fatto ha al suo interno un forte partito antifrancese, capeggiato da quello che sarà poi la mente della Restaurazione: il principe Von Metternich, il quale firma un patto segreto con lo zar. Anche la Svezia alla fine diventa alleata militare della Russia con un vero e proprio voltafaccia, a causa dei danni economici dovuti sempre al Blocco Continentale.

Tra 1811 e 1812 Napoleone trasferisce a più riprese le truppe dell'esperto e quasi imbattuto esercito napoleonico, detto Grande Armata - 600.000 uomini - tra Prussia e Polonia. Napoleone sottovaluta l'esercito russo (che in effetti è arretrato, poco efficiente, ma con grande disponibilità di riserve e con molta più esperienza sul territorio russo , giocando in casa, per quanto riguarda la logistica e gli approvvigionamenti). 
La Grande Armata viene divisa in tre gruppi e le tre Armate minori vengono comandate da Napoleone stesso, dal fratello Girolamo Bonaparte e dal figliastro di Napoleone, figlio di primo letto della prima moglie Giuseppina, il principe Eugenio. A parte Napoleone, gli altri due sono comandanti non particolarmente brillanti. L'idea è quella di una guerra-lampo, da risolvere in una sola battaglia senza nemmeno entrare in territorio russo, restando quindi in territorio polacco. 
I generali russi d'altra parte sono in maggioranza propensi alla guerra totale e poco prudenti. L'unico battaglione efficiente e d'eccellenza è quello della cavalleria cosacca. L'esercito consta di 400.000 uomini ma possono arrivare altrettante truppe di riserva dal resto del paese in caso di necessità. In realtà la famosa tattica di ritirata che sarà messa in pratica dai russi viene solo teorizzata nel 1810, ma mai realmente applicata, perché si mirava all'annientamento del nemico. Solo la paura di dare battaglia e la difficoltà fin da subito nell'approvvigionamento francese faranno capire allo stato maggiore russo che forse conviene attendere piuttosto che contrattaccare. 


L'incendio di Mosca
By Viktor Mazurovsky (1859–1944) - [1], Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1162191

L'invasione inizia il 24 giugno 1812, quando le truppe francesi attraversano il fiume Niemen e avanzano senza quasi incontrare resistenza. Inizia la non voluta (almeno per ora) ritirata russa. Cadono le città di Vilna e Smolensk. Iniziano però immediatamente le difficoltà nel trasporto e rifornimento di viveri e mezzi. Il clima è molto caldo e umido con frequenti piogge, i cavalli sono malnutriti per mancanza di foraggio sufficiente, molti soldati si ammalano (Napoleone stesso sembra aver avuto una forma influenzale). Il fratello Girolamo poi, alla guida delle sue truppe, commette una grave imprudenza che causa un litigio serio, e viene rimandato in Francia.

I contadini russi, costretti a fuggire, iniziano a fare terra bruciata distruggendo e incendiando i villaggi. Napoleone continua ad avanzare ed è molto irritato perché la fuga dei russi al momento non gli consente di dare battaglia come vorrebbe. Spera di riuscire a intercettare i russi a Smolensk, dove attua una manovra magistrale per tentare di prendere l'esercito nemico alle spalle ("manovra di Smolensk"). Ma alcune esitazioni nel decidere e soprattutto la truppa disobbediente che si dà al saccheggio permettono ai russi di resistere. Alla fine Smolensk cade e viene distrutta, i russi continuano a fuggire e si dirigono verso Mosca. Siamo al 17 agosto 1812.

Il 19 agosto si tenta da parte francese con la battaglia di Valutino di bloccare la ritirata russa. La tattica di inseguimento a marce forzate però mostra i suoi limiti nelle immense pianure russe: le truppe sono stanchissime dopo anche 14 ore di cammino se non corsa, e i rifornimenti non arrivano. I saccheggi sono resi impossibili dalla distruzione che i russi lasciano ovunque dietro di sé. Niente deve cadere in mano al nemico.
Napoleone si aspetta che i polacchi, da sempre nemici dei russi, lo appoggino. Ma quelli non insorgono, chiedono anzi di abolire come in Francia la servitù della gleba, ma l'imperatore non è più il giovane rivoluzionario di inizio carriera. Di fronte alla mancata abolizione della servitù, i contadini polacchi iniziano invece una vera e propria guerriglia antifrancese.
A questo punto, dopo alcuni scontri minori a vittoria francese, Napoleone deve decidere cosa fare. 
Le opzioni sono: recarsi a Kiev a svernare, dove i francesi potranno godere delle scorte proprie e delle ricchezze ucraine; tentare di raggiungere la capitale amministrativa della Russia, cioè Pietroburgo, che però è troppo distante; oppure mirare alla conquista di Mosca, che non è lontana ed è la capitale morale e religiosa. 
Napoleone rifiuta di svernare a Smolensk e sceglie la terza ipotesi: si va a Mosca e prenderanno la città. 

Lo zar, pressato dai nobili e dall'opinione pubblica che vede la ritirata come una vergognosa sconfitta, nomina capo supremo dell'esercito il generale Kutuzov, già anziano ed esperto. Sarà lui a dare alla resistenza un senso di patriottismo e rivalsa, tanto che ancora oggi la campagna di Russia dai russi è chiamata "guerra patriottica". La ritirata non era stata finora voluta, ma alla fine si era rivelata utile nel temporeggiare e mettere in difficoltà il nemico con gli approvvigionamenti. Kutuzov quindi dà fiato alle trombe della propaganda e finge di preparare una grande battaglia che però cerca di evitare finchè si può. 

Una battaglia in effetti si svolge il 7 settembre vicino Mosca, in un luogo chiamato Borodino. I francesi la ricordano come Battaglia della Moscova, dal nome del fiume. Si tratta di una battaglia terribile per le enormi perdite; Napoleone stesso dirà che è stata la battaglia più orribile che abbia combattuto. Nonostante i morti nessuno dei due eserciti prevale. I russi riuniscono un consiglio di guerra il 13 settembre e decidono di abbandonare totalmente Mosca al nemico, svuotandola quasi completamente e facendo fuggire anche la popolazione. Restano solo pochi cittadini anziani o malati o senza mezzi, che non possono partire.

Il 15 settembre Napoleone entra a Mosca e prende possesso del Cremlino.  Alle truppe viene proibito il saccheggio ma ci sono diffuse disobbedienze. A un certo punto nella notte scoppia un tremendo incendio che brucia la città quasi interamente, per tre giorni. Il Cremlino e pochi altri edifici restano in piedi. Napoleone sospetta che l'incendio sia opera russa - e in effetti pare che sia stato appiccato su iniziativa del governatore di Mosca, tale Rostopcin, però all'insaputa del generale Kutuzov. Insomma, pare che non ci fosse un strategia condivisa.

Nonostante l'incendio era ancora possibile svernare a Mosca per la Grande Armata, nonostante le operazioni di guerriglia partigiana. Ma Napoleone comincia ad essere assillato da preoccupazioni politiche: la guerra sta durando più del previsto, teme che in Francia possano esserci problemi o rivolte, o una vera e propria crisi politica dovuta alla sua lunga assenza. Inizia quindi a cercate di trovare un accordo con lo zar, ma quest'ultimo, vista la situazione della sua armata ancora quasi intatta, le difficoltà di approvvigionamento, l'avvicinarsi dell'inverno e l'improvvisa fretta dell'imperatore francese, nega qualsiasi possibilità di mediazione. A quel punto Napoleone il 17 ottobre ordina la ritirata. 

Kutuzov viene a saperlo solo il 22 e comincia a inseguire e attaccare i fuggitivi anche se con lieve ritardo. I russi vincono a Tarutino e i francesi a Malojarslavec, dove Napoleone rischia per una ingenuità (ricognizione senza scorta) di essere addirittura catturato. I francesi puntato su Smolensk. Il 28 ottobre intanto comincia a nevicare.

Attacco dei cavalieri cosacchi allevtruppe francesi
By artists: del. Atkinson, John Augustus (1775-1831 or 1833) sc. Dubourg, M. (19th century) - McGill University Libraries, [1], Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1650668


La cavalleria cosacca si distingue per le incursioni, perché in questa ritirata francese abbastanza disordinata riesce ad attaccare all'improvviso e a far sbandare parti dell'esercito. Ma a parte questi attacchi localizzati, Kutuzov attende. Viene criticato da tutti tranne che dallo zar (e in seguito sarà lodatissimo da Tolstoj e passerà alla storia). 

Il 3 novembre si svolge un altro scontro che poteva essere decisivo presso Vjazma, dove i francesi riescono valorosamente ad evitare il disastro totale. Dal 5 al 7 novembre il tempo peggiora improvvisamente e iniziano bufere di neve e una vera e propria carestia, i soldati iniziano a morire di freddo e fame. Si mangiano i cavalli e i cadaveri, i feriti vengono abbandonati. A Smolensk arrivano dal 9 al 17 novembre solo poche decine di migliaia di soldati dei 600.000 partiti. Due interi corpi d'armata sono perduti tra morti, sbandati e prigionieri. La città, già distrutta, è di nuovo saccheggiata.

Il 6 novembre intanto Napoleone viene avvertito che è stata repressa una congiura a Parigi. I Russi conquistano il campo base dei francesi a Minsk bloccando totalmente i rifornimenti e il ripiegamento francese porta ad altri duri combattimenti vicino Krasnoi. Il maresciallo Ney, uno dei migliori uomini di Bonaparte, rifiuta di arrendersi e riesce a salvare solo 925 soldati del suo corpo. 

Il 20 novembre Napoleone capisce che la guerra è persa. Per tornare al sicuro i pochi superstiti devono oltrepassare il fiume Beresina, ma i russi lo presidiano vicino alla città di Borisov: bruciano i ponti e il fiume non è gelato, perché le temperature si sono alzate... impossibile attraversare.

Viene quindi organizzato un attraversamento a sorpresa presso il villaggio di Studjenka, che all'inizio riesce. I genieri francesi riescono tra 25 e 26 novembre a montare due ponti di legno, molti morendo di freddo in acqua. Il 27 inizia il passaggio. I russi attaccano il 28 catturando un gran numero di prigionieri. Per non essere inseguiti, i francesi bruciano i due ponti lasciando dietro di sé 12.000 soldati che non erano riusciti a passare. Sono passati in tutti in 30.000.

Le temperature crollano nuovamente tra i -20° e i -37°. Il 2 dicembre Napoleone redige quello che è noto come il "29° bollettino della Grande Armata" in cui avverte la patria del disastro, cercando di edulcorare per quanto possibile, dando la colpa al clima rigido e confermando che l'imperatore è comunque in salute. Decide di partire e rientrare in Francia il 5 dicembre, lasciando il comando dei pochi sopravvissuti a Gioacchino Murat. L'8 dicembre arrivano a Vilna e il 14 dicembre l'ultimo soldato francese lascia il territorio russo riattraversando il fiume Niemen. 

Il bilancio è drammatico. 400.000 morti, almeno 100.000 prigionieri.  200.000 cavalli persi, centinaia e centinaia di cannoni presi dal nemico. 

Nonostante ciò Napoleone confida ancora in una reazione di Prussia e Austria e nella costituzione di un nuovo esercito. Anche l'esercito russo è allo stremo. Kutuzov si ritira e sarà lo zar Alessandro I a inseguire i nemici fino in Polonia. La Prussia si ribella a Napoleone e lo zar entra a Varsavia (23 dicembre).

Le conseguenze di questa campagna sono pesantissime per la Francia. L'esercito più potente d'Europa si è dissolto, e anche se poco dopo viene ricostituito un nuovo corpo di 300.000 uomini, quei soldati e ufficiali fedelissimi di Napoleone che lo hanno accompagnato nella marcia trionfale prima della campagna di Russia sono quasi tutti perduti. 

Tutto ciò complica non poco i piani di Napoleone. Ed è anche da qui che origineranno la sconfitta di Lipsia, l'esilio all'Elba, la fuga e i 100 giorni, poi Waterloo e l'esilio definitivo a Sant'Elena. 

Dopo la campagna di Russia, la stella di Napoleone tramonta lentamente ma inesorabilmente. 

Nel 1869 un certo ingegnere francese, Charles Joseph Minard, crea una mappa che mostra l'andata e il ritorno della spedizione francese con delle linee tanto più grandi quanto più era numeroso l'esercito, e viceversa al ritorno tanto più piccole quanto erano i superstiti. E' la prima infografica mai realizzata. qua sotto ne vedete una versione moderna rielaborata come GIF animata.


Cartina interattiva che riprende la prima infografica originale di C.J. Minard del 1869
 By Marcuswikipedian - Own work, CC BY- del SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18539321

La storiografia ottocentesca ha analizzato la campagna tendendo a dare ragione a Bonaparte e a incolpare il clima innanzitutto. La storiografia russa di ogni tempo tende a dare molto del merito al generale Kutuzov, nonostante i contemporanei lo criticassero molto.

La storiografia odierna occidentale  invece si concentra su vari aspetti critici della Campagna napoleonica: essa fu una sconfitta logistica evidente fin da subito, per una sottovalutazione complessiva  e per molte esitazioni che in passato Napoleone non aveva avuto. 

Nonostante la disfatta finale però la leggenda del generale Bonaparte continua ad affascinare e in certi casi a farsi anche perdonare qualcosa, e continua senza dubbio ad essere uno dei più grandi, se non il più grande, generale della storia. 




Link correlati:

- In rete ho trovato il link a una tesina che tratta proprio della Campagna di Russia. Dato che non è protetta ed è liberamente scaricabile presumo che sia legittimo per l'autore poterla diffondere. La trovate qui.

- Qui trovate un approfondimento sulla pace di Tilsit, che come spesso succede risultò essere poi un accordo sbilanciato e quindi pericoloso. 

- Una fonte famosissima, anche piuttosto affidabile con le dovute attenzioni, è senza dubbio il grande romanzo "Guerra e Pace" di Lev Tolstoj, nel quale si narra dal punto di vista dell'aristocrazia russa l'invasione francese e uno dei protagonisti è proprio il generale Kutuzov. Per chi è interessato all'argomento è un romanzo direi quasi obbligatorio. Ne esistono anche versioni cinematografiche.

- Un'altra opera d'arte - da ascoltare - collegata alla campagna di Russia è l'Ouverture 1812 di Ciajkovskij. Composta nel 1880, fa parte delle musiche patiottiche e in particolare contiene una serie di colpi di cannone (all'epoca reali) che venivano fatti esplodere durante l'esecuzione. 



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