16-17 luglio 1918: Morte dell'ultimo zar Nicola II e della sua famiglia


"Russian Royal Family - Nicholas II of Russia - Project Gutenberg eText 15478" di Paul Thompson - http://www.gutenberg.org/etext/15478. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Russian_Royal_Family_-_Nicholas_II_of_Russia_-_Project_Gutenberg_eText_15478.png#/media/File:Russian_Royal_Family_-_Nicholas_II_of_Russia_-_Project_Gutenberg_eText_15478.png

Una delle esecuzioni più feroci della storia, che infatti è stata adeguatemente nascosta dal governo dell'epoca, creando un alone di mistero che è stato dissolto solo di recente.
Lo zar Nicola II è stato descritto come un uomo sanguinario dalla propaganda bolscevica, ma in realtà pare che fosse abbastanza inesperto del governo del paese e che il suo più grande difetto fosse proprio il non essere capace di prendere decisioni autonome e tempestive, troovandosi a dipendere da consiglieri non sempre intelligenti e disinteressati. Famosa la figura del monaco, mistico e politico Grigorji Efimovic Rasputin, che ebbe molta influenza sulla zarina, e di conseguenza sul governo del paese. 
Proprio come Luigi XVI in Francia, i re che sono caduti sotto le rivoluzioni hanno pagato con la morte gli errori dei padri, vista la loro relativa mitezza di carattere. L'unica sua decisione autonoma, e sorprendente visti i tempi, fu il matrimonio con la granduchessa Alessandria d'Assia, figlia di un granduca tedesco e della principessa Alice del Regno Unito, quindi nipote della regina Vittoria d'Inghilterra; matrimonio avvenuto, pensate un po', per amore e contro i numerosi tentativi di boicottaggio da parte dei regali genitori che non desideravano parentele tedesche. 


L'unzione di Nicola II e di Alessandra Feodorovna a Zar e Zarina di tutte le Russie nella Cattedrale della Dormizione di Mosca acquarello di V. Serov (1896) 
"SerovV MiropomazanNikolAlek". Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:SerovV_MiropomazanNikolAlek.jpg#/media/File:SerovV_MiropomazanNikolAlek.jpg


Dopo aver abdicato a marzo 1917, l'ultimo zar venne di fatto imprigionato nella città di Ekaterinenburg assieme ai parenti più stretti e ad alcuni servitori. I membri della famiglia reale furono trattati in malo modo dai carcerieri, che lesinavano il cibo e mancavano di rispetto soprattutto alle giovani figlie.
Sotto il governo provvisorio, la decisione era stata quella di trattenere onorevolmente prigioniero lo zar in attesa di processo e di far espatriare moglie e figli. Ma con la vittoria bolscevica e la guerra civile, la situazione precipitò.
Il Soviet di Ekaterinenburg, temendo che qualunque rappresentante della famiglia reale possa essere una futura minaccia nel caso di vittoria dell'Armata Bianca (conservatori filozaristi) sull'Armata Rossa bolscevica, decise autonomamente l'eliminazione fisica di tutta la famiglia reale (compresi fratelli e sorelle dello zar, che verranno giustiziati con tempi e modalità diverse). Il capo del soviet, di fronte al rifiuto di molti bolscevichi di aprire il fuoco anche sui giovani rampolli, si trovò costretto ad arruolare una forza straniera composta da ex militari (per la maggior parte austroungarici).
Senza nessun formale processo, i membri della famiglia, insieme al cuoco, a un inserviente, alla dama di compagnia e a due cani appartenenti alle principessine, furono condotti in una stanza del seminterrato della loro casa-prigione, con la scusa di un trasferimento, avvertiti a bruciapelo della fucilazione e massacrati dal fuoco di 11 revolver. Le principesse dovettero essere colpite più volte: i proiettili erano deviati perché, su ordine della madre, si erano cucite addosso gran parte dei gioielli della corona per sottrarli al saccheggio. Le povere ragazze vengono brutalmente finite a colpi di baionetta. Il massacro dura la bellezza di venti minuti. Una truce esecuzione. 
Al governo fu poi inviato un dispaccio in cui si avvertiva che lo zar era stato ucciso, lui solo, durante un tentativo di fuga.
I corpi furon caricati su un camion e portati via per essere bruciati. Due cadaveri, quello del principino Alessio e di una delle sorelle, probabilmente Maria, vennero dati alle fiamme durante una sosta forzata del camion a causa di un guasto; gli altri corpi furono fatti a pezzi e gettati in una fossa, per poi essere cosparsi di acido solforico e bruciati. 

L'annuncio ufficiale della morte arrivò al popolo solo il 20 luglio. Le speranze che qualcuno si fosse salvato furono alimentate per tutto il secolo dalla comparsa di vari mitomani che pretendevano di essere l'erede Alessio o la principessa Anastasia.
I resti verranno scoperti solo nel 1990, l'esame del DNA ha confermato la presenza nella fossa comune di tutti i membri della famiglia, a parte una delle principesse (Maria o Anastasia) e il piccolo Alessio. Alla fine, nel 2000, dopo aver appunto scoperto che due corpi erano stati bruciati in altro luogo, si è arrivati a rinvenire anche i loro resti a poca distanza.
Resti che hanno avuto dopo quasi 100 anni un funerale ufficiale a cui ha presenziato l'allora presidente Boris Eltsin. I reali sono stati innalzati alla santità dalla chiesa ortodossa russa, che li celebra appunto il 17 luglio come santi martiri.
Il mondo senza le rivoluzioni moderne non sarebbe andato avanti, ma ogni rivoluzione ha portato in sé episodi di barbarie inaudite come questo.


Sul luogo dell'esecuzione è stata costruita la "cattedrale sul sangue".

"Yekaterinburg cathedral on the blood 2007" di Vladimir Udilov - Opera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Yekaterinburg_cathedral_on_the_blood_2007.jpg#/media/File:Yekaterinburg_cathedral_on_the_blood_2007.jpgs



E la foto che segue mostra invece la foresta di Ganina Jama, dove vennero gettati i cadaveri:



"Ганина яма 2 шахта" di photo by Mariluna - Opera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:%D0%93%D0%B0%D0%BD%D0%B8%D0%BD%D0%B0_%D1%8F%D0%BC%D0%B0_2_%D1%88%D0%B0%D1%85%D1%82%D0%B0.jpg#/media/File:%D0%93%D0%B0%D0%BD%D0%B8%D0%BD%D0%B0_%D1%8F%D0%BC%D0%B0_2_%D1%88%D0%B0%D1%85%D1%82%D0%B0.jpg


Link correlati: 

- C'è un saggio interessante scritto nel 1919 da un giornalista statunitense che è stato testimone diretto degli avvenimenti dell'epoca: John Reed - I dieci giorni che sconvolsero il mondo. Il link è per Google Books ma il libro si trova nelle principali librerie on line.
Attenzione, Reed era statunitense ma era comunista. Tenetelo presente quando leggete, non si sa mai. Lo scrittore, anche se in buona fede, può non essere sempre oggettivo ed è bene sempre sapere da che parte sta, quando racconta.

Nessun commento:

Posta un commento