12 novembre 2003: strage di Nasiriya

An-Nasiriya (traslitterata spesso in Italia come Nassiriya) è una città nella parte meridionale dell' Iraq, sulle rive del fiume Eufrate, ricca di giacimenti petroliferi.

Da marzo a maggio del 2003 le forze militari degli Stati Uniti condussero la Guerra d'Iraq o Seconda Guerra del Golfo, ma in realtà nonostante la facile vittoria armata non riuscirono mai pienamente a controllare il territorio iracheno. Una risoluzione ONU del 22 maggio invitò  gli stati membri ad aiutare la rinascita della compagine statale del paese mediorientale con collaborazione fattiva.

"Iraq map nasiriyah". Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Iraq_map_nasiriyah.png#/media/File:Iraq_map_nasiriyah.png


Iniziò così l'Operazione Antica Babilonia, che vide impegnata anche l'Italia, le cui truppe furono appunto dislocate attorno a Nasiriya sotto comando militare inglese.
Il loro ruolo era quello di peacekeeping, con interventi di bonifica del territorio dalle mine, compiti di polizia, ricostruzione delle infrastrutture, vigilanza dell'aeroporto e addestramento truppe locali.

I carabinieri italiani, in particolare, avevano due basi all'interno della città, a poche centinaia di metri l'una dall'altra: la "Maestrale" e la "Libeccio".

I militari italiani pare non avessero problemi di sorta con la popolazione locale di gruppo sciita. 
Sciiti e sunniti sono in origine gruppi religiosi che si dividono sull'interpretazione più o meno rigida del Corano, sul ruolo del clero e sulla legittima successione a Maometto, posizioni che poi hanno acquisito forti connotazioni politiche. I sunniti (che sono l'80% dei musulmani e si ritengono portatori dell'unica interpretazione corretta della tradizione o "sunna") hanno interpretazione più rigida e clero non organizzato; gli sciiti hanno un clero organizzato in diverse scuole giuridiche e interpretative, di solito più moderate.

Dalle due inchieste successive alla strage, che pure hanno avuto conclusioni diverse sullo stato di sicurezza delle basi italiane, è emerso che effettivamente non c'erano mai stati motivi di tensione o paura, e che gli attentati sono stati eseguiti da terroristi esterni alla popolazione locale, forse addirittura libanesi, e di sicura appartenenza sunnita.

Il 12 novembre 2003 un'autocisterna carica di esplosivo esplose all'entrata della base "Maestrale". L'intento era quello di portare il camion all'interno della base, ma il carabiniere di guardia si rese conto del pericolo e sparò, uccidendo i due attentatori; in questo modo evitò una strage ancora più grande, pagando lui stesso con la vita.
L'esplosione, che danneggiò anche la vicina base "Libeccio", causò 28 morti: 19 italiani e 9 iracheni.
dei 19 italiani, 12 erano carabinieri, 5 militari dell'esercito, e 2 civili al seguito della troupe del regista Stefano Rolla, anche lui deceduto nell'attentato: erano sul posto per un documentario sulla ricostruzione.
Rimasero feriti altre 58 persone, tra cui 19 carabinieri e l'aiuto regista Aureliano Amadei, che girerà poi a sua volta un film sull'accaduto.

I primi soccorsi furono prestati dai carabinieri stessi e dalla popolazione locale.

L'attentato suscitò grande sdegno e commozione in Italia. I caduti ebbero omaggio alla camera ardente del Vittoriano non solo da parte delle cariche dello stato, ma anche da un gran numero di persone, in una sorta di pellegrinaggio. I solenni funerali di Stato si tennero a Roma il 18 novembre.

"Nassiriya - Funerali di Stato" di Presidenza della Repubblica. Con licenza Attribution tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Nassiriya_-_Funerali_di_Stato.jpg#/media/File:Nassiriya_-_Funerali_di_Stato.jpg


Come già accennato, furono aperte due inchieste, una da parte del Comando dei Carabinieri e una da parte dell'Esercito. I lavori furono molto difficili, tenendo conto della distanza e delle problematiche del luogo. La prima inchiesta concluse che non c'erano state carenze nella sicurezza da parte del Comando (i responsabili militari italiani furono tutti assolti con formula piena). La seconda inchiesta, pur giungendo alle stesse conclusioni sulla mancanza di avvisaglie e sulla probabile provenienza esterna del commando, giudicò comunque piuttosto azzardato il fatto di aver posto due basi su una strada principale al centro della città.

Non finirà qui però. L'operazione Antica Babilonia durerà fino al 2006 e proprio in quell'anno ci saranno due ulteriori attentati, il 27 aprile (quattro militari italiani morti per lo scoppio di un ordigno sotto una ruota del mezzo militare) e il 5 giugno (un militare morto e 4 feriti).

I soldati italiani furono ritirati definitivamente il 1° dicembre 2006 e solo il 15 dicembre 2011 gli Stati Uniti resero compiutamente l'indipendenza al nuovo stato iracheno.

Morti e feriti sono stati insigniti della Croce d'Onore dal presidente Ciampi in occasione del secondo anniversario della strage, ma non hanno mai ricevuto la medaglia al valor militare, con grande dolore delle famiglie. In particolare, scoppiò una polemica piuttosto violenta quando fu invece assegnata la medaglia (anche se al valor civile) alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, guardia di sicurezza privata uccisa sempre in Iraq nel 2004.
Tuttora le famiglie ritengono che i loro congiunti meritassero un maggiore riconoscimento.

C'è da dire che la strage di Nasiriya è particolarmente viva nella mente degli italiani, come dimostra la grande quantità di monumenti pubblici dedicati ai caduti di questa strage.

Il 12 novembre è diventato inoltre il giorno ufficiale in cui l'Italia ricorda tutti i suoi caduti nelle missioni di pace.



Link correlati:

- il film di Aureliano Amedei, sopravvissuto alla strage: 20 Sigarette.

- scheda della rivista Missioni Consolata sulle differenze tra sciiti e sunniti, per chi volesse approfondire l'argomento.

- inchiesta di Sigfrido Ranucci per Rainews24 sulla strage, nella pagina trovate i link ai vari video e documenti.

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