Pisa contro Genova: la battaglia della Meloria
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Torre della Meloria By Alessandro Andreani, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17107489 |
La battaglia della Meloria fu uno scontro navale (in greco naumachia) tra le due Repubbliche Marinare di Pisa e Genova, avvenuto il 6 agosto del 1284, all'interno di una guerra più ampia tra Genova e Venezia per il controllo del mare. Non fu l'unico scontro e nemmeno forse quello decisivo, ma è ancor oggi ricordata, commemorata e rievocata in entrambe le città, in quanto favorì l'ascesa dell'una e il lento declino dell'altra, prima sul Mar Tirreno e poi su tutto il Mediterraneo.
Da anni le due città portuali del Mar Tirreno si affrontavano in scaramucce, se non vere e proprie battaglie, pirateria e guerra di corsa contro le navi mercantili... oltre agli scontri per il controllo di Sardegna e Corsica.
Erano state nemiche anche nella Guerra di San Saba tra Genova e Venezia per il controllo del monastero omonimo di San Saba, sito nella città di San Giovanni d'Acri che era divisa in due tra liguri e veneti (oggi è la città di Acri, in Galilea, nello stato di Israele). I pisani nel 1257 si erano schierati con Venezia e contro Genova.
Pisa era inoltre alleata al Papa e con Carlo I d'Angiò, re di Sicilia, mentre Genova si avvicinò sempre più ai bizantini contro Venezia, che con la quarta crociata aveva appoggiato la conquista occidentale di Costantinopoli e il conseguente Impero Latino opposto a quello orientale bizantino.
Le due alleanze quindi comprendevano: Pisa, il Papa, Venezia, Impero Latino e gli Angioini da una parte; Genova (città ghibellina) in alleanza invece con l'Impero bizantino e quindi con robusti appoggi commerciali in Oriente nonostante Venezia controllasse il Mediterraneo orientale.
Pisa senza dubbio aveva alleati migliori, infatti sembra che fosse più decisa a cercare lo scontro. Ma in Toscana aveva Firenze e Lucca che aspiravano a toglierle potere e potevano facilmente attaccarla.
Genova invece controllava tutta la Liguria e le montagne la proteggevano. Era sicuramente più difesa da i nemici esterni.
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Faro sud e Torre della Meloria oggi By Alessandro Andreani, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=42758425 |
Tra Corsica, Sardegna, Liguria e Toscana si sviluppò quindi una vera e propria guerra di corsa, con marinai che attaccavano le navi nemiche per depredarne le mercanzie e inoltre impedire i rifornimenti alla città nemica, in una sorta di blocco navale.
Si susseguono quindi numerosi episodi di guerriglia per i più vari motivi.
La situazione peggiorò ulteriormente a partire dal 1282.
Dapprima Pisa sequestrò nei pressi di Napoli una galea genovese.
Poi Pisa appoggiò e diede rifugio a un signorotto, certo Sinuccello della Rocca, che aveva compiuto razzie, sconfinamenti e occupazioni su territorio corso di spettanza genovese. Egli, ricercato dai genovesi, fuggì a Pisa, dove fu accolto benevolmente; Genova mandò la flotta davanti a Pisa, ma alla fine il clima impedì lo scontro.
Le navi di Pisa allora tentarono di conquistare alcune piazzeforti genovesi in Corsica e in particolare saccheggiarono e distrussero l'isola di Palmaria, subendo però subito dopo un grave naufragio.
Genova per tutta risposta attaccò l'isola di Pianosa nel 1283.
Anche Porto Torres era un territorio conteso.
Un altro scontro ci fu a Quirra, in Sardegna, con vittoria genovese. Pisa arrivò a saccheggiare Bonifacio in Corsica e poi Alghero. Genova attaccò allora Porto Pisano, che era il porto principale della città toscana ma che si trovava vicino all'attuale Livorno; ma senza avere successo, a causa del vento contrario; subendo poi un nuovo attacco pisano con saccheggio a Punta Castanna, vicino Portovenere.
Insomma, ormai era guerra aperta.
Lo scontro più importante prima della battaglia della Meloria si svolse a Tavolara, nel maggio del 1284, dove ci fu una battaglia navale e Genova riportò una decisa vittoria al comando dell'ammiraglio Arrigo De Mari, che conquistò o distrusse 14 navi nemiche, mentre le altre tornarono velocemente a ritirarsi in Porto Pisano. La battaglia però non era stata decisiva tanto da annientare Pisa. Si arriva così al 6 agosto 1284.
Le galee o galere erano navi fornite sia di vele che di remi. I rematori dapprima erano volontari, poi lavoratori stipendiati, e alla fine furono soprattutto i prigionieri o i delinquenti comuni a espiare la propria condanna sulle navi come rematori invece che in prigione (da cui la nostra espressione "andare in galera" che letteralmente vorrebbe dire andare in nave a remare, mentre per noi ormai identifica il carcere tout court).
Nella battaglia navale medievali lo scopo era quello di affondare o catturare le navi nemiche. A tal proposito si usavano vari mezzi: si cercava lo speronamento diretto, oppure si tentava di incendiarle (Genova in particolare davanti al Porto Pisano pare abbia usato delle piccole barche incendiate chiamate brulotti). C'era poi la classica manovra di abbordaggio: le due navi si affiancavano, gli attaccanti dapprima lanciavano proiettili, sassi, pietre, frecce, polveri, pece, fuoco e anche liquidi saponati per far scivolare i marinai e le truppe nemiche, per poi passare al lancio delle corde da abbordaggio (sartìe) e al corpo a corpo con armi da taglio, una volta saliti sulla nave nemica. In particolare pare che sulle navi pisane si usassero delle ruote girevoli a cui erano fissate delle lame. Sia Pisa che Genova erano particolarmente abituate a usare balestre per l'attacco a distanza.
La differenza principale tra le navi pisane e quelle genovesi nella battaglia della Meloria fu dovuta all'equipaggiamento più o meno pesante: le navi genovesi erano più snelle e veloci, e i soldati avevano corazze leggere. Quelle pisane erano più grandi e meno agili, e le truppe erano appesantite da corazze di cuoio.
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Lapide a Campo Pisano (Genova) By Francesco Adami - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=110193904 |
Parliamo poi degli ammiragli, che sempre più tendevano a fare la differenza nelle battaglie navali.
Pisa aveva come comandante in capo Andrea Morosini, capitano di lungo corso di origine veneziana, uomo capace inviato in accordo con la potenza veneziana alleata, la quale non volle impegnarsi più oltre; ma egli era forse più politico e diplomatico che stratega, anche se si batté con valore e finì prigioniero a Genova. Accanto a lui c'era il conte Ugolino della Gherardesca, noto a tutti per la terribile fine narrata da Dante e avvenuta solo 5 anni dopo, nel 1289; assieme ai due partecipò alla battaglia anche un terzo capitano di nome Andreotto Saraceno Caldera.
Genova invece schierava al comando i due ammiragli Oberto Doria, della grande famiglia ghibellina ligure, e Benedetto Zaccaria, grande ammiraglio medioevale, noto anche in Europa, considerato uno dei migliori comandanti e molto richiesto da vari governi mediterranei dell'epoca.
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Fregio degli anni '50 sul Palazzo del Governo di Livorno sulla battaglia della Meloria, By Sailko - Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50326555 |
Ma veniamo alla battaglia.
Il 6 agosto si festeggiava San Sisto, uno dei santi protettori di Pisa (il patrono è San Ranieri, ma c'era anche una chiesa dedicata a san Sisto, piuttosto conosciuto e venerato come protettore della città di Pisa, soprattutto in battaglia). Le navi genovesi si presentarono nelle acque di fronte a Porto Pisano (nei pressi di Livorno, come detto più sopra).
Durante la benedizione delle navi però accadde un episodio che poi fu interpretato come funesto presagio, ma solo dopo la battaglia: la croce si staccò dalla cima del bastone pastorale dell'arcivescovo e cadde a terra; ma nessuno si preoccupò, in quanto contavano su una apparente superiorità numerica.
Apparente: perché i genovesi avevano allestito una trappola. Le 63 galee di Doria si fecero vedere davanti al porto, mentre altre 30 al comando di Zaccaria restarono nascoste in disparte. Non sappiamo dove si nascosero: alcune fonti dicono dietro l'isolotto della Meloria, che però è talmente piccolo che non avrebbe potuto fungere da nascondiglio. Probabilmente erano nascoste un po' più distanti, forse dietro qualche promontorio costiero.
La zona attorno a questo isolotto, davanti a quello che era Porto Pisano, è ancora oggi segnalato da due fari perché zona di secche, in cui è facile arenarsi. C'era una torre, distrutta dai genovesi nel 1286 e riedificata nei secoli successivi due volte, una nel 1598 e una nel 1709, che è tuttora presente.
La flotta pisana era composta di 72 navi e credeva di aver vita facile e di poter sconfiggere finalmente, proprio nella festa di san Sisto, gli odiati genovesi, una volta per tutte. L'attacco fu frontale: entrambe le flotte erano schierate a mezzo arco e iniziarono il combattimento con speronamenti ed abbordaggi, senza che nessuno prevalesse per diverso tempo. Solo in seguito all'arrivo delle restanti 30 navi genovesi la situazione cambiò: i pisani furono colti di sorpresa e Zaccaria attaccò sul fianco, portando alla disfatta totale. Pisa perse 49 navi e morirono tra i 5000 e i 6000 uomini. Morosini fu fatto prigioniero insieme a molte altre migliaia (le fonti oscillano tra 9000 e 11000, che furono portati a Genova, ove molti morirono e furono seppelliti in un cimitero che da allora si chiama Campo Pisano. Solo 1000 uomini riuscirono a ritornare in patria dopo 13 lunghi anni. Morosini fu liberato nel 1285 su richiesta di Venezia, i genovesi accettarono a patto che se ne andasse da Pisa, e così fu). Le uniche navi pisane a salvarsi furono quelle del conte Ugolino, il quale riuscì a rientrare con 20 galee e fu accusato di viltà, se non proprio sospettato di tradimento.
I genovesi, vista la grande vittoria, ruppero e portarono via l'enorme catena di ferro che proteggeva Porto Pisano: fu fatta a pezzi e conservata per secoli nelle principali chiese e luoghi pubblici della città. Sarà riconsegnata a Pisa con un gesto di pace solo dopo l'Unità d'Italia, e due parti rimasero comunque in Liguria ove sono tuttora: una a Moneglia e una nella frazione di Murta che fa parte del comune di Genova .
Uno dei prigionieri pisani passato alla storia fu Rustichello da Pisa, il quale nelle carceri genovesi conobbe Marco Polo, anch'egli fatto prigioniero, forse nel 1298, e scrisse la prima stesura de Il Milione sotto dettatura.
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Catena di Porto Pisano a Moneglia con lapide By Dapa19 - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=90937472 |
Le conseguenze della battaglia non furono immediate: Genova non conquistò subito il Tirreno e Pisa non sparì dai commerci marittimi. Anzi: continuò ad avere numerose piazzeforti in Corsica, Sardegna,
Africa. Certo la perdita di gran parte della flotta e di molti uomini in grado di combattere fiaccò il suo potere militare.
Il conte Ugolino, nonostante i sospetti sul suo conto, riuscì a prendere il potere sulla città fino al 1288, e cercò di evitare che Firenze e Lucca si approfittassero della crisi cedendo alla prima Pontedera, e alla seconda Viareggio e Ripafratta; ma nel 1289 in seguito al colpo di stato dell'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini venne imprigionato e morì di fame nella famosa torre. Ruggeri mise al governo Guido da Montefeltro, nobile ghibellino, che sarà guida della città fino al 1293.
Pisa aveva firmato una pace nel 1288 ma non ne rispettò le clausole. Nel 1290 quindi Corrado Doria tornò a Porto Pisano incendiandolo.
Ma la città non era ancora morta: nel 1315 ancora riuscì a sconfiggere una lega di altre città toscane nella battaglia di Montecatini.
L'avvenimento importante che portò alla sconfitta definitiva di Pisa nella guerra per il Mediterraneo sarà nel 1324: la conquista della Sardegna pisana da parte degli Aragonesi.
A quel punto iniziò il declino, che fu definitivamente suggellato dall'assedio da parte di Firenze nel 1406 e alla resa del capitano del popolo, che in cambio di denaro vendette la città ai fiorentini. Pisa continuò ad essere il principale porto toscano per qualche decennio anche sotto Firenze. Poi, nel luogo ove sorgeva Porto Pisano, nel XIV secolo grazie agli investimenti dei Medici sorgeranno la città e il porto di Livorno.
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Battaglia della Meloria 1284 Miniatura della Nuova Cronica (Villani, Giovanni, 1276-1348) Vatican Library Chig.L.VIII.296 |
Link correlati:
- L'area delle Secche della Meloria è diventata Area Marina Protetta e potete consultare il sito per maggiori notizie e anche sulla storia della battaglia, scritta in modo piuttosto dettagliato.
- Uno degli storici che si è occupato maggiormente della battaglia è Antonio Musarra, di cui segnalo il libro "1284 La Battaglia della Meloria" edito da Laterza. Qui trovate anche una sua intervista.
- Sempre di Antonio Musarra trovate in rete diverse conferenze e discorsi sul medesimo argomento: vi segnalo in particolare questa al Bookfestival di Pisa ma ne trovate anche altre.
- Per chi vuole approfondire ulteriormente segnalo un articolo del Festival del Medioevo nonché un breve trattato del 1984 di Cesare Ciano intitolato "Le Navi della Meloria, Caratteristiche Costruttive e di Impiego", disponibile digitalizzato grazie alla Società Ligure di Storia Patria
Grazie, interessantissimo ❤️
RispondiEliminaGrazie ❤️
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