L'affaire Dreyfus, il "J'accuse" e la nascita dell'intellettuale moderno

La degradazione di Dreyfus di Henri Meyer - Bibliothèque nationale de France, Pubblico dominio,
 https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=161140

L'Affaire Dreyfus è giustamente famoso nei libri di storia. Fu uno scandalo che si protrasse per anni, un enorme errore giudiziario, che divise la Francia (ma non solo) in due fazioni in lotta, e sollevò un'ondata di antisemitismo che non si placò nemmeno quando l'errore fu riconosciuto, anche se solo parzialmente. I servizi segreti e lo stato maggiore dell'esercito fecero di tutto per evitare di ammettere le proprie responsabilità e Dreyfus fu all'inizio il capo espiatorio perfetto. Il suo caso fu anche uno dei primi scandali ad avere come protagonista, nel bene e nel male, la stampa. Nel male, perché le accuse infondate furono diffuse ampiamente dai giornali che oggi definiremmo di destra: cattolici, antisemiti e nazonalisti,. Nel bene, perché la lotta per la verità passò sempre dalla stampa, con il famoso contributo di  figure intellettuali del calibro di Zola, Proust, Gide, Anatole France ed altri.


L'Operazione Ataman in Friuli e lo sterminio dei cosacchi


SS cosacche - Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2018955

Il popolo cosacco è originario delle steppe tra Russia e Ucraina. Più che un vero e proprio gruppo etnico (era infatti composto in parte da slavi e in parte da tartari), era una comunità militare organizzata, con a capo un comandante, chiamato appunto ataman.
Ha sempre goduto di una certa autonomia, pur essendo stato quasi sempre sotto il controllo politico russo: non erano trattati come servi della gleba alla pari degli altri contadini, ma come uomini liberi (kazaki in russo, qazaq in tartaro significa uomo errante, libero, nomade): avevano colonizzato in autonomia le steppe e pretendevano che questa loro condizione fosse riconosciuta.
Questa loro relativa indipendenza perdurò sotto gli zar, in quanto avevano in comune la religione ortodossa e a livello politico erano considerati abili protettori dei confini; ma  terminò bruscamente con la Rivoluzione Russa. Durante la guerra civile i cosacchi si schierarono in buona parte nelle armate dei Bianchi (zaristi) contro i Rossi (bolscevichi), colpevoli di reprimere la religione e soprattutto le concessioni libertarie di cui il gruppo cosacco aveva beneficiato in precedenza. In seguito alla vittoria bolscevica, iniziarono ad essere perseguitati e molti emigrarono.


Letture: Storia della Resistenza in Italia di Santo Peli

« Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro... »
(Arrigo Boldrini, nome di battaglia Bulow, partigiano e politico ravennate)

Quello di cui vi parlo oggi è un libro di circa 200 pagine, che si legge abbastanza velocemente, e risulta essere un interessante compendio della Resistenza italiana. L'autore, Santo Peli, è uno degli storici più in gamba sull'argomento e in questo testo analizza non tanto date e fatti quanto l'ideologia da cui scaturì il movimento partigiano (o meglio, come alcune frange preferivano essere definite, dei "volontari della libertà" o dei "patrioti", avendo dapprima il termine partigiano una sfumatura lievemente negativa e che ad oggi invece non viene quasi più notata).

La storia della Resistenza ovviamente nasce con il crollo del governo Mussolini e l'armistizio di Cassibile, con cui Badoglio si arrese agli Alleati. Dopo l'8 settembre del 1943 ogni governo centrale in Italia scompare.
I fascisti si riorganizzarono nella Repubblica di Salò più per volere e con l'aiuto di Hitler che per forze e interessi propri: ai tedeschi serviva uno straccio di governo fedele al Führer, per fingere di non essere gli occupanti effettivi della nazione italiana. Il governo Badoglio e il re, messi in crisi dalla rivelazione dell'armistizio (in realtà una resa incondizionata) da parte degli americani, autorizzata da Eisenhower vista l'esitazione da parte italiana, preferirono fuggire subito in esilio al Sud, lasciando Roma nel caos e esiliandosi a Brindisi.



Il genocidio armeno (1915-1923)

Published by the American red cross, it was first published in the United States prior to January 1, 1923.
[Aus: Politisches Archiv des deutschen Auswärtigen Amtes. Bestand: Konstantinopel 169.], 

Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2902685
Ancora oggi, a un secolo di distanza, sentiamo discutere del cosiddetto genocidio armeno, quasi sempre con toni aspri, in quanto l'Europa cristiana riconosce dietro i fatti accaduti durante la prima guerra mondiale in Anatolia un disegno di sterminio pari a quello poi messo in atto contro gli ebrei dal nazismo, mentre la Turchia nega recisamente da sempre di poter dare carattere di sistematicità alla repressione e parla di semplici operazioni dovute alla guerra, volte a reprimere ribellioni o prevenire tradimenti da parte della popolazione armena, senza alcuna volontà di sterminio. La vicenda è ancora dibattuta, anche tra gli storici, ed è uno dei motivi che viene accampato per negare l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea.
Cerchiamo quindi i capire meglio cosa accadde tra il 1915 e il 1916, durante il primo conflitto mondiale, che abbiamo studiato sui libri di scuola quasi totalmente da prospettiva europea e quasi mai dal punto di vista orientale.

Maria Antonietta di Asburgo-Lorena (2 novembre 1755-16 ottobre 1793)

By Franz Xaver Wagenschön - [1], Public Domain,
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=120582

Maria Antonia Josepha Johanna von Habsburg-Lothringen è una delle figure più conosciute e allo stesso tempo meno comprese della storia.

Quindicesima e penultima figlia della grande imperatrice Maria Teresa d'Austria (prima e unica donna ad ereditare il comando dell'impero asburgico, anche se formalmente risultava come consorte) e dell'imperatore Francesco Stefano di Lorena, fu tra i tredici figli che sopravvissero all'infanzia. Da piccola contrasse il vaiolo in forma lieve, fatto che le permise di risultare immune da una delle più gravi malattie dell'epoca. La madre era direttamente impegnata nel governo del paese e mentre riuscì a seguire l'educazione dei primogeniti più da vicino, gli ultimi figli, tra cui la nostra Maria Antonia (il diminutivo le sarebbe stato affibbiato in Francia) divisero ben poco la vita con lei. La futura regina di Francia crebbe con una istitutrice che le diede affetto di madre e le consentì di vivere serenamente, senza troppi vincoli di etichetta, e studiando ben poco. Le sue maniere erano educate ma vivaci, era fornita di buona intelligenza ma non era incline allo studio, suonava bene ed era famosa per la sua grazia e per la sua abilità soprattutto nella danza. Se fosse nata ai giorni nostri, forse sarebbe una prima ballerina.


20 settembre 1870: la Breccia di Porta Pia e la fine di un'epoca

Di Carlomorino, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=404648


La  Breccia di Porta Pia, di cui oggi ricorre il 146° anniversario, diede compimento all'unità d'Italia, già proclamata nel 1861 dopo le imprese garibaldine ma senza il territorio romano, appartenente ancora allo Stato Pontificio. Oltre a sancire quindi una data importante per il neonato Stato Italiano e per la città di Roma, che torna dopo secoli ad essere la capitale italiana, decreta anche la fine del potere temporale del papato, che era nato in una situazione di emergenza dovuta alle invasioni barbariche, a cui in Occidente solo il potere del vescovo di Roma aveva posto un argine, e che si trova ora a non avere più senso dal punto di vista politico, dopo che l'Europa ha visto la nascita degli Stati nazionali, la rivoluzione industriale e la conseguente nascita di nuove ideologie illuministe non più legate all'afflato religioso, anzi, decisamente anticlericali.


L'analisi delle fonti

Papiro egiziano By SenemmTSR - Own work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11317585


Oggi, invece che a un avvenimento in particolare, vorrei dedicare questo piccolo spazio a un argomento importantissimo non solo per la storia e lo studio del passato, ma anche per il presente della società dell'informazione.

Parleremo infatti dell'analisi delle fonti storiche. Che può facilmente essere un metodo applicato anche a molte fonti scritte contemporanee.

Prima di tutto, chiariamo cosa sono le fonti. Potremmo paragonarle agli informatori della polizia dei programmi polizieschi, alle testimonianze da cui attingono i giornalisti. Una fonte è qualsiasi cosa ci possa dare informazioni su un argomento. Le fonti storiche in particolare ci danno informazioni sugli eventi passati.

Quali possono essere queste fonti? Dipende molto dal periodo a cui siamo interessati. Se vogliamo studiare il lontano passato, saranno fondamentali i reperti archeologici. Mentre per l'epoca moderna sono molto importanti le opere scritte, o le foto, i documentari, ecc. Attraverso di esse si riesce a ricostruire il tipo di vita condotto in una determinata epoca, lo status economico e culturale di chi scrive, possiamo trovare annotati avvenimenti più o meno importanti e possiamo conoscere le idee diffuse in determinati periodi.

23 agosto 1944: eccidio del Padule di Fucecchio.

Di Alessandro Pagni http://www.flickr.com/photos/alessandropagni/ - opera propria,
CC BY-SA 3.0, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2551656
Oggi è il settantaduesimo anniversario dell'eccidio del Padule, zona umida tra le province di Pistoia e Firenze, ancora oggi parco tutelato per l'interesse naturalistico ma purtroppo famoso a livello locale (più che nazionale) anche per la strage compiuta dai soldati tedeschi durante la ritirata.

La zona del Padule si trova a cavallo tra i comuni di Monsummano Terme (PT), Larciano (PT), Ponte Buggianese (PT), Cerreto Guidi (FI) e Fucecchio (FI).
Nel 1944 la zona era a pochi km dal fronte, che stazionava nei pressi del fiume Arno. I tedeschi tentarono di rallentare l'avanzata degli Alleati assestandosi lungo una linea fortificata che correva dall'alta Toscana fino a Pesaro, e attraversava l'Appennino e l'alta valle dell'Arno, appunto: la famosa Linea Gotica.


Letture: Come cavalli che dormono in piedi di Paolo Rumiz



"Ti te me dirà che i popoli se ga odià
in 'sta guera.
Mi digo caso mai che i se ga conosù.
Forsi l'Europa xe nata in trincea"




Ho acquistato questo libro per interesse storico verso l'argomento, visto che non è spesso oggetto di studio, anzi: il fatto che almeno 100.000 italiani abbiano combattuto la guerra dalla parte "sbagliata" in quanto sudditi dell'impero austroungarico all'inizio delle ostilità nel 1914 viene spesso passato sotto silenzio, e quei pochi che tornarono si trovarono davanti all'ascesa fascista; in molti casi furono costretti a italianizzare il nome e addirittura deportati forzatamente in cosiddetti campi di rieducazione, perché non nuocessero al programma di irredentismo a favore della "Trieste italiana". Niente tombe per i ragazzi del '97, niente racconti, anzi: la fama di codardi si portarono dietro, incoraggiata dai sospetti austriaci di infedeltà e che comincia a essere storicamente rivalutata solo in epoche recentissime. L'autore stesso inizia il suo racconto precisando come, per quei ragazzi triestini, la guerra che in Italia è ancor oggi nota come '15-'18 in realtà iniziò nel 1914 e dal lato opposto della trincea.

Il Grande Scisma o Scisma d'Oriente (1054)

Il patriarca Fozio siede sul trono
Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=754445 

Il Grande Scisma o Scisma d'Oriente (così chiamato dai cattolici per differenziarlo dal Grande Scisma d'Occidente del XIV secolo, quando la sede papale si spostò in Francia nella città di Avignone e ci furono contemporaneamente due papi; logicamente gli ortodossi invece lo classificano come Scisma Latino o Scisma d'Occidente) è la frattura che ha dato vita alla chiesa cristiana ortodossa (dal greco=giusta dottrina) in separazione dalla chiesa di Roma che si definisce unica chiesa cattolica (dal greco=universale).

Tradizionalmente lo scisma viene datato al 1054, ma ebbe una premessa molto movimentata già duecento anni prima, con il patriarcato di Fozio (patriarca di Costantinopoli a fasi alterne dal 857 all'886); la definitiva separazione avvenne solo nel 1453, con l'invasione ottomana e il rifiuto della riconciliazione che era stata faticosamente concordata nel concilio di Firenze del 1439.
Come quasi tutti gli scismi religiosi europei, le discordie erano politiche più che strettamente religiose.


Letture - Mafia Republic: Cosa Nostra, camorra e 'ndrangheta dal 1946 a oggi di John Dickie

Ho iniziato ad interessarmi alla storia della criminalità organizzata per caso. Dovevo dare l'esame di storia contemporanea e il corso quell'anno era stato accorpato con quello di un altro corso di studi; avremmo approfondito la storia della mafia.

Uno dei testi che ho letto per questo esame mi ha particolarmente colpito: si tratta della "Storia della Mafia" di Salvatore Lupo, un classico imprescindibile per questo tipo di studi storici. Ha un unico difetto: essendo stato edito nel 1993, non riporta se non per sommi capi e per deduzioni le vicende successive e complicatissime del processo Andreotti, dei depistaggi, della trattativa Stato-mafia.

Di recente ho quindi trovato questo testo e l'ho acquistato, sperando di aggiornarmi e soprattutto che non fosse uno dei tanti testi gratuitamente sensazionalistici.

Ebbene: è un signor libro.




Giacomo Matteotti (1885-1924)

Di unknown (original uploader: Xylon) - it wikipedia, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11157501

"Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai"


Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine nel 1885 da genitori di origini modeste, che lavorando sodo riuscirono a farsi una posizione. Frequentò il ginnasio e giovanissimo si avvicinò alla politica insieme ai due fratelli, dopo che il padre ebbe rivestito a fine '800 la carica di consigliere comunale per il partito socialista. I fratelli però morirono entrambi giovanissimi per tubercolosi e lui rimase il solo figlio vivente di madre vedova, il che lo risparmiò dal partecipare alla Prima Guerra Mondiale.


Salvo D'Acquisto (17 ottobre 1920- 23 settembre 1943)

Public Domain, 
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16712062
 Nasce a Napoli il 17 ottobre del 1920, in famiglia di solida educazione cristiana e con molti parenti già appartenenti all'Arma dei Carabinieri, alla quale aderirà giovanissimo.

La prima formazione la ricevette a Roma come allievo carabiniere tra 1939 e 1940, per poi partire alla volta della Libia, dove rimase ferito e contrasse la febbre malarica. Tornato in patria prima dello scoppio della guerra, frequentò la Scuola per Allievi Sottufficiali di Firenze e fu promosso a pieni voti nel 1942.

Il primo e ultimo incarico fu come vicebrigadiere a Torrimpietra, una zona lungo l'Aurelia che all'epoca era fuori dall'area urbana, a pochi chilometri da Roma. 

Il 22 settembre del 1943, una brigata di SS si era accampata presso una vecchia caserma vicino alla Torre di Palidoro, vicino Torrimpietra. Mentre cercavano tra delle casse abbandonate, causarono lo scoppio di una bomba a mano che uccise uno dei tedeschi e ne ferì altri due.


Da pochi giorni era stato diramato un ben preciso ordine da parte del feldmaresciallo Kesselring: in caso di attentati, i tedeschi dovevano per rappresaglia fucilare inermi civili. Questa ordinanza puntava a scoraggiare la resistenza e a farla odiare dal popolo.